SEI MITI DEL PASSATO - Davanti alla famosa cascina che ospitava il centro prove dell’
Autodelta nel circuito vercellese di
Balocco (oggi del gruppo Fiat), sono schierate alcune delle più celebri
Alfa Romeo da corsa degli anni 60 e 70: le coupé Giulia TZ, 1750 GT Am (
nella foto sopra) e GTA 1300 Junior, che hanno dominato per un decennio le gare nelle categoria turismo; i prototipi 33/2 Daytona e 33 TT 12 con il 3.0 a 12 cilindri contrapposti da 500 CV (
guarda il video) e che ha vinto il campionato mondiale marche nel 1975. Non solo c’è anche la Formula 1 179 F del 1982, una monoposto sperimentale (tra le prime con scocca in fibra di carbonio) del periodo in cui l’Alfa Romeo tornò (con poca fortuna) alle “ruote scoperte”. Tutte le auto provengono dal
museo della casa, accanto agli ex stabilimenti di Arese, e sono gestite da Automobilismo Storico Alfa Romeo (
guarda il video) e da un manipolo di appassionati meccanici che ne curano la manutenzione (
guarda il video). Sono state trasferite a Balocco per festeggiare i cinquant’anni dalla fondazione dell’Autodelta, e ci è stato permesso di guidarle in pista: un’occasione unica.
La 33/2 Daytona che nella classe 2 litri ha vinto la 24 ore di Daytona nel 1968.
TUTTO INIZIÒ A UDINE - L’Auto Delta (inizialmente si scriveva proprio così, con le due parole separate) nasce a Udine il 5 marzo del 1963 per iniziativa del presidente dell’Alfa Romeo Giuseppe Luraghi, di Lodovico Chizzola, titolare della concessionaria della casa milanese a Feletto Umberto (Udine) e dell’ingegnere Carlo Chiti, che aveva già collaborato con il “Biscione” negli anni 50, prima di passare alla Ferrari. L’intento era di creare un reparto sportivo per riportare ufficialmente l’Alfa Romeo nelle corse, ma tenendolo staccato dalla casa madre, per dargli quella snellezza e quell’indipendenza necessarie per essere vincenti. Sotto la direzione di Chiti, in oltre vent’anni di attività, l’Autodelta ha vinto con le 33 due campionati mondiali riservati ai prototipi (antenati dell’attuale Wec) nel 1975 e 1977; nove campionati europei turismo (quello che oggi è il WTCC) con le GTA e le GTV6 negli anni compresi fra il 1966 e il 1984; due edizioni della Targa Florio (1971 e 1975) oltre a innumerevoli successi di classe, come quelli della 33/2 alla 24 Ore di Le Mans del 1964 e 1968. Ma veniamo alle impressioni di guida di queste Alfa così speciali.
La 33 SC 12 campione del mondo sport nel 1977.
GIULIA TZ (1963): LA PRIMA DELLA SPECIE


Aperta la “porticina” ci si cala nell’abitacolo di questa compatta e sinuosa coupé, prima vettura sviluppata dell’Autodelta (già all’esordio in gara, la Coppa Fisa, colse una vittoria), la cui sigla significa Tubolare (dal tipo di telaio) Zagato (che ne realizzò la carrozzeria). Incastrati nel profilato sedile da corsa, ci si sente subito a proprio agio. Il mini volante in pelle è all’altezza giusta, la visuale dal parabrezza bombato è buona e si è circondati da un’atmosfera che parla di corse: dall’essenziale plancia al contagiri nel centro del cruscotto. Di famigliare, per i fan dell’Alfa Romeo, resta solo la lunga leva del cambio tipo
Giulia Sprint GT (di cui la TZ riprende la meccanica). Giriamo la chiave d’avviamento, a sinistra del volante, e la pompa della benzina ticchetta frenetica: il quattro cilindri bialbero 1.6 da circa 160 cavalli “prende vita” con un boato. Premiamo la granitica frizione e, morbida, la prima “entra”. “Non stare sotto il 2000 giri e non superare i 5000”, ci grida Alessandro Rigoni, uno dei meccanici che gestisce queste macchine, dalla minuscola apertura del finestrino. Si parte, nel tortuoso circuito di Balocco la TZ (
guarda il video) è più docile del previsto, almeno fino a quando non si cerca di saggiarne i limiti (da cui ci teniamo lontani, visto che siamo a bordo di un pezzo da museo). Infiliamo le cinque marce una dietro l’altra, gli inserimenti sono precisi, il rombo del motore è assordante, incita a “pestare” ancora, ma in un attimo siamo già in “zona 5000”. Si avvicina la variante, doppietta, si scala. I freni mordono subito, la corsa del pedale è inesistente. Destra, sinistra: la TZ è fulminea nei cambi di traiettoria, mentre il calore che arroventa l’abitacolo è secondo solo al grido dell’imperiosa voce del bialbero, e siamo già lanciati oltre i 5000 giri…
GIULIA SPRINT GTA 1.6 (1965): MOLLEZZE DA "STRADALE"


Dalla brutalità di un bolide da corsa come la TZ, ai modi gentili della GTA (la A sta per alleggerita) tutta di serie, è un bel salto. Il bialbero della Giulia, in comune con la TZ, qui è “addomesticato” per passeggiare anche in centro e si “ferma” a 115 CV. Che, per quegli anni, costituivano comunque una gran cavelleria, anche perché il peso dell’auto era di appena 745 kg. I comandi sono leggeri, il sedile “normale”, come la strumentazione: si guida davvero bene questa GTA, sembra quasi un’auto moderna per quanto è docile, con il suo sterzo leggero. Poi, le “gommine” 165 su cerchi di 14” che stridono alla prima curva presa neanche tanto brillantemente, ci ricordano che il tempo non è passato invano. Comunque, la GTA non si scompone, reagisce con naturalezza dando confidenza a chi impugna il bel volante in legno con razze forate mentre, all’occorrenza, il 1.6 spinge vigoroso, ma con educazione. Per la cronaca, la GTA è stata la prima vettura da turismo ad aver compiuto un giro della celebre Nordschleife al Nürburgring in meno di 10 minuti.
1750 GT AM (1970): SERVONO MUSCOLI

Parafanghi allargati, niente paraurti: ecco la
1750 GT Am (Am sta per America), regina delle gare turismo dei primi anni 70. Il motore è sempre il bialbero Alfa Romeo: in questo caso, però, si tratta di quello della 1750 GT nella versione riservata agli Stati Uniti, ma con cilindrata di 1985 cm3, due candele per cilindro e iniezione meccanica: erogava la bellezza di 220 cavalli (
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GTA 1300 JUNIOR (1971): UNA RAGAZZACCIA
Altro che
Junior, quest’Alfa Romeo (
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GTA 1300 Junior ci è sembrata la più selvaggia e… irresistibile.