COMUNICAZIONE UFFICIALE - La procura della repubblica di Braunschweig, competente per territorio sulle vicende Volkswagen, ha comunicato ufficialmente di avere aperto un fascicolo contro Martin Winterkorn (nella foto), ex amministratore delegato del Gruppo. L’ipotesi di reato su cui indaga la magistratura è relativa al ritardo con cui Winterkorn comunicò agli azionisti la vicenda del software illegale impiegato sulle vetture turbodiesel e scoperto dalle autorità statunitensi.
INTERVENTO DELLE AUTORITÀ - L’iniziativa del procuratore di Braunschweig è stata presa in seguito a esplicita richiesta dell’Autorità federale tedesca sui servizi finanziari. Per gli amministratori di società quotate in Borsa la legge tedesca prevede infatti l’obbligo di comunicare - il più presto possibile - agli azionisti tutti gli eventi che possono condizionare e determinare la decisione di comprare o vendere azioni. L’Autorità tedesca per le attività finanziarie imputa all’ex amministratore delegato della Volkswagen di aver informato gli azionisti soltanto il 22 settembre della vicenda del software illegale messo in discussione da parte dell’autorità americana per la protezione dell’ambiente. L’ente dell’ambiente americano rivelò pubblicamente le sue accuse alla Volkswagen il 18 settembre ma le discussioni con la casa tedesca iniziarono già parecchi mesi prima.
DUE SOTTO ACCUSA - Lo stesso comunicato della Procura aggiunge che a essere indagato è anche un altro amministratore del gruppo, senza peraltro rivelarne il nome, salvo precisare che non si tratta di Hans Dieter Poetsch, allora responsabile delle attività finanziarie e attualmente presidente del consiglio di gestione. Da parte della Volkswagen non ci sono stati commenti alla notizia relativa alla messa sotto accusa di Winterkorn. La questione era già stata valutata nei mesi scorsi, ma da parte della casa tedesca si era sostenuto che di fronte alle prime avvisaglie della vicenda (risalenti ancora al maggio del 2014, quando a Winterkorn fu inviato un rapporto sulla questione) i vertici della casa ritennero di poter farvi fronte senza che vi fossero costi per l’azienda, per cui non ritennero di dover informare gli azionisti.