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Marchionne: "andiamo avanti con Fabbrica Italia, ma..."

28 luglio 2010

Nell'incontro tenutosi oggi a Torino con i sindacati, l'amministratore delegato della Fiat ha confermato il piano di “Fabbrica Italia”, ma in cambio di garanzie sull'efficienza degli impianti.

INCONTRO A TORINO - Suona un po' come un ultimatum il messaggio che l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne (nella foto), ha lanciato oggi ai sindacati riuniti per la tavola rotonda organizzata dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, presso la sede della Regione Piemonte in presenza del governatore Roberto Cota, del presidente della Provincia Antonio Saitta e del sindaco di Torino Sergio Chiamparino.

COME UN ULTIMATUM - “Siamo l'unica azienda ad investire 20 miliardi nel Paese, una cifra pari quasi a quella della Finanziaria. Ma dobbiamo avere garanzie che gli stabilimenti possano funzionare”, ha detto Sergio Marchionne. Un impegno economico che la Fiat è disposta a fare, solo a determinate condizioni; perché, secondo l'amministratore delegato della Fiat adesso “ci sono solo due parole che richiedono di essere pronunciate una è sì, l'altra è no. Modernizzare la rete produttiva italiana o lasciare le cose come stanno, accettando che il sistema industriale continui ad essere inefficiente e inadeguato a produrre utile e quindi a conservare o aumentare i posti di lavoro”. Un'ipotesi, quest'ultima, che metterebbe a rischio il piano Fabbrica Italia perché così “non può andare avanti” e “tutti i piani e gli investimenti per l'Italia verranno ridimensionati. Le nostre non sono minacce", ha aggiunto Marchionne, "ma non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza dell'azienda, perché dobbiamo decidere se avere un settore auto forte in Italia o consegnarlo ai concorrenti esteri”.
 
CONTRATTO IN GIOCO - Parole che l'amministratore delegato della Fiat ha rivolto ai sindacati intervenuti all'incontro sui quale incombe lo spettro della possibile disdetta del contratto dei metalmeccanici alla sua scadenza (fine 2012): “Se necessario", dice Marchionne, "siamo disposti anche seguire questa strada, ma non abbiamo nessun preconcetto. Per noi la cosa importante è raggiungere il risultato e avere la certezza di gestire gli impianti. Produrre a singhiozzo, con livelli ingiustificati di assenteismo, o vedere le linee bloccate per giorni interi è un rischio che non possiamo accollarci”.

LE RISPOSTE DEI SINDACATI - Per Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, la risposta a Marchionne è un “sì senza se e senza ma”, a patto che “le modalità dell'investimento rimangano nel perimetro delle regole del nuovo sistema contrattuale che abbiamo costruito”. Un'apertura espressa anche dal leader della Uil Angeletti che, come riporta La Repubblica, si dice pronto “ad accettare e a praticare le sfide necessarie”. Precisando che “la Fiat ci dica quali sono le condizioni per cui questo progetto si implementi. La stragrande maggioranza dei lavoratori è preoccupata solo di avere il suo posto di lavoro e a condizioni normali".
Sempre stando alle dichiarazioni rilasciate a La Repubblica, appare meno soddisfatto Guglielmo Epifani, segretario della Cgil: “oggi ho sentito troppo ottimismo, la verità è che non ci sono patti nuovi. L'azienda ha riconfermato gli obiettivi del piano Fabbrica Italia, che la Cgil condivide. Il problema è trovare gli strumenti contrattuali per raggiungerli.” Più dura, invece, la reazione di Giovanni Centrella, segretario della Ugl: “non è giusto che pretenda da noi oggi un sì o un no. Ci dica prima con chiarezza entro quale sistema di regole la Fiat intende far funzionare tutti i suoi progetti”.
 
INCONTRO UTILE - il ministro del Lavoro e delle politiche Sociali Sacconi, giudica “utile e costruttivo, l'incontro tenutosi oggi: ci consente di procedere lungo la via dell'ulteriore consolidamento e sviluppo della capacità produttiva degli impianti Fiat in Italia, con conseguenti garanzie sui livelli occupazionali”.



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Ritratto di hotdog
28 luglio 2010 - 18:17
ho paura che la situazione inizi a farsi seria... qui se tutti non si fanno un esame di coscienza si rischia di mandare tutto a rotoli...e il problema non riguarda solo il caso fiat. purtroppo.
Ritratto di Chicolatino
29 luglio 2010 - 10:40
DICAMO QUELLO CHE MARCHIONNE NON HA DETTO CHIARAMENTE: LA FIAT VA IN SERBIA PERCHé Là NON CI SARANNO SINDACATI, PAGHERANNO 400 EURO AL MESE PER OGNI OPERAI, NON PAGHERANNO TASSE PER 10 ANNI, E LO STATO SERBO DARà 10.000 EURO ALLA FIAT IN SCONTI FISCALI PER OGNI SERBO ASSUNTO. CREDO CHE LO STATO DEVA CHIEDERE ALLA FAMIGLIA FIAT ALMENO LA METà DEI SOLDI CHE IL POPOLO ITALIANO HA REGALATO HA LA FIAT IN QUESTI 60 ANNI DI VITA .
Ritratto di Chicolatino
29 luglio 2010 - 10:43
NO FIAT...... NO PARTY ....PER SERBIA
Ritratto di bananajoe24
29 luglio 2010 - 11:35
ben detto ragazzi,ridateci il grano...
Ritratto di ghighen
29 luglio 2010 - 22:43
Permettetemi di non essere d'accordo. La Fiat non deve restituire un bel niente ! Innanzitutto da quando al governo c'è berlusconi la Fiat non solo non è stata aiutata con elargizione di soldi, ma anzi è stata danneggiata rispetto a quello che altri stati hanno fatto a favore delle proprie industrie automobilistiche. Relativamente al periodo antecedente Berlusconi se la Fiat ha ricevuto aiuti non deve affatto restituirli!! Se la Fiat fosse un'impresa completamente libera di decidere pianificare e realizzare quanto ritenga utile per la propria sopravvivenza, avrebbe già licenziato da tempo migliaia di pseudolavoratori e forse non sarebbe più in Italia da tempo. Quindi ammesso e non concesso che in passato abbia ricevuto aiuti dallo stato italiano, questi aiuti rappresentavano l'equo compenso per mantenere in italia posti di lavoro che l'economia di mercato avrebbe inesorabilmente spazzato via
Ritratto di fastech
30 luglio 2010 - 12:55
E la famiglia Agnelli e tutto l'indotto non si sono intascati nulla in tutti questi anni di sovvenzionamenti? Io che con la Fiat non ho nulla a che spartire che peccato ho commesso per vedermi privare di denari che servivano a mantenere lor signori? E poi se la Fiat non avesse ricevuto gli aiuti statali secondo me gli Agnelli avrebbero proprio chiuso con Fiat, altro che licenziamenti! e probabilmente la casa sarebbe stata acquisita da qualche produttore automobilistico straniero e invece il Gruppo è rimasto nelle mani della famigghia!!!
Ritratto di ghighen
29 luglio 2010 - 22:55
In questi giorni a mio parere si sta prendendo atto che è finita un epoca. Finora siamo stati abituati a ritenere che il mondo occidentale, L'america e l'Europa in primis avessero una sorta di supremazia tecnologica e morale su tutto quanto concerne l'economia e l'industria. L'europa e l'America finora decidevano regole e leggi, diritti e doveri, stipendi e guadagni senza preoccuparsi minimamente di quali ripercussioni tali decisioni potessero avere nel resto del mondo. Gli altri stati, quelli non occidentali, non avevano diritto di esprimersi di prendere posizione. Potevano solo subire. Oggi quei paesi, cosidetti in via di sviluppo, hanno preso decisamente il sopravvento sulle economie occidentali. Oggi le regole le leggi e gli stipendi li decidono la Cina, la Corea, il Brasile, l'india, la Romania, mentre gli stati occidentali come L'italia, soprattutto Italia Spagna e Gracia, sono costrette ad adeguarsi. A poco serve recriminare sull'esistenza di diritti acquisiti e di contratti da rispettare. Oggi non siamo più noi italiani che possiamo decidere le regole.
Ritratto di ulisse di bartolomei
27 dicembre 2010 - 23:25
Frode brevettale da Fiat. La tecnologia ibrida doppia frizione con motore elettrico nel mezzo è stata “mutuata” da un brevetto che la Fiat non ha mai voluto acquistare, ma soltanto spudoratamente copiare. Questa soluzione ibrida sarà un’architettura basica nel programma automobilistico elettrico e ibrido della Chrysler. Invito nel mio blog dove “vitalità” e disinvoltura dei progettisti Fiat appaiono in piena evidenza: http://propulsoreibridosimbiotico.blogspot.com/. Se le industrie possono permettersi impunemente di copiare le idee, in quanto per difenderle occorrono cause costosissime, a cosa servono i brevetti? Come difendere i diritti degli inventori privati? Come possono i nostri giovani trovare coraggio intellettuale se i potentati economici schiacciano i diritti dei singoli? Se vi accingete a richiedere un brevetto oppure proporlo ad un’azienda, la mia esperienza con la Fiat può esservi utile per muovervi con migliore circospezione. (Non è spam! Per favore, non bloccate questo post) Grazie e buon tempo a tutti! Ulisse Di Bartolomei