INVESTIMENTI A RISCHIO - Sergio Marchionne l’aveva già detto o lasciato intuire, ma adesso il Lingotto taglia la testa al toro, mandando ufficialmente in pensione il progetto Fabbrica Italia con un comunicato diffuso ieri: “Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata, nell’aprile 2010, le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell’auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni Settanta. È quindi impossibile fare riferimento a un progetto nato due anni e mezzo fa”. E pazienza se commentatori come Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera fanno notare che, proprio in cambio dei 20 miliardi d’investimenti promessi da Fabbrica Italia, la Fiat ha ottenuto diverse concessioni sindacali. Soprattutto, si potrebbe aggiungere, da parte di Cisl e Uil in materia di contrattazione collettiva. Senza contare che la crisi del mercato europeo dell’automobile non è una questione degli ultimi due anni: già nel 2010, scrive sempre Mucchetti, “l’industria automobilistica europea aveva una sovracapacità produttiva del 25%”.
A OTTOBRE IL NUOVO PIANO INDUSTRIALE - “Fiat ricorda che, con un comunicato emesso il 27 ottobre 2011, aveva annunciato che non avrebbe più utilizzato la dizione Fabbrica Italia perché molti l’avevano interpretata come un impegno assoluto dell’azienda”, si legge inoltre nel comunicato del Lingotto. Una presa di posizione netta, che vuole sgombrare il campo dagli equivoci dopo che nei giorni scorsi, “da parte di alcuni esponenti del mondo politico e sindacale, sono state fatte alcune dichiarazioni preoccupate per il futuro di Fabbrica Italia”. La casa torinese pertanto ribadisce: “La delicatezza di questo periodo, di cui è impossibile prevedere l’evoluzione, impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti.
PROGESSIVO DISIMPEGNO? - Informazioni sul piano prodotti/stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012”. Vale a dire, il 30 ottobre. Una dichiarazione letta da molti come il preludio al progressivo disimpegno nei confronti dell’Italia. Non bisogna dimenticare che, come ricorda il Sole 24 Ore, i conti del primo semestre hanno evidenziato come il 50% dei ricavi del gruppo Fiat-Chrysler viene ormai fatto nell’America del Nord e un altro 20% arriva dal Brasile, mentre nel Vecchio Continente, che pesa per poco più del 26% sul fatturato, il gruppo ha registrato un rosso di 354 milioni. Proprio per questo, la netta presa di posizione del Lingotto ha riscontrato il favore della Borsa: alla dieci di oggi il titolo guadagnava il 5%.