MENTALITÀ IN EVOLUZIONE - Non sono solo le sempre più numerose ordinanze che impongono l’uso di
pneumatici invernali o di catene da neve (vedi
qui) a convincere gli automobilisti a dotarsi di un treno di gomme specifico per l’inverno. Questa abitudine, ormai consolidata nei paesi del nord e del centro Europa, sta prendendo piede pure da noi grazie anche al passaparola: chi ha provato i vantaggi dei pneumatici termici non si sente più sicuro a viaggiare d’inverno con gomme estive (non solo sulla neve, ma anche sul bagnato). E, ovviamente, trasmette le sue sensazioni ad amici e conoscenti.
MA IL CODICE È DATATO - Il codice della strada (articolo 122, comma 8 del Regolamento di Attuazione) equipara le gomme invernali alle catene da neve: dove c’è il cartello che
obbliga ad avere a bordo queste ultime (
foto qui a sinistra) o a montarle, si può tranquillamente transitare con pneumatici termici. Il problema vero è che la circolare n. 104 del 1995 del ministero dei trasporti classifica come pneumatici invernali semplicemente quelli che riportano la marcatura
M+S (o MS, o M&S, o M-S): se questa sigla è impressa sul fianco della gomma, si è in regola con la legge. Tuttavia, in commercio esistono diversi prodotti con questa marcatura, che però non sono “invernali puri”. Questa abbreviazione, infatti, deriva dall’inglese Mud and Snow (fango e neve), e indica effettivamente una migliore
capacità di trazione sui fondi viscidi rispetto alle gomme estive. Ma la tecnologia si è evoluta e i costruttori hanno creato prodotti specifici, materiali studiati per restare più morbidi e garantire più aderenza quando fa freddo, disegni del battistrada e intagli a lamelle idonei ad aggrapparsi alla coltre bianca. Per questo, per i veri pneumatici invernali viene sempre più spesso usato il simbolo con il fiocco di neve all’interno di una montagnetta: un logo definito “3 peaks mountain snowflake” (alla lettera, “montagna con tre cime e fiocco di neve”) condensato nella sigla 3PMSF.
FACCIAMO CHIAREZZA - L’assurdità è che pur non essendo (ancora) imposto da nessuna legge, il 3PMSF può essere attribuito solo ai prodotti che superano una serie di prove di omologazione in ottemperanza al regolamento comunitario UN/ECE 117, mentre la marcatura M+S indica una semplice autocertificazione del produttore. Questi test devono essere svolti in presenza di un tecnico dell’ente che rilascia l’omologazione del pneumatico (in Italia, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti): il simbolo certifica che una gomma con il “
3 peaks mountain snowflake” garantisce almeno il 7% di aderenza in più sulla neve rispetto a un pneumatico preso come riferimento a livello internazionale. In Europa, il test viene fatto in frenata, per evidenti ragioni di sicurezza, mentre nel nord America, dove questo simbolo è nato, le prove sono di trazione in accelerazione.
SITUAZIONE IN EVOLUZIONE - Legislatori e produttori di pneumatici stanno lavorando per rimediare alla contraddizione tra la marcatura M+S e il 3PMSF e in futuro (ma non si sa ancora quando) il suo simbolo dovrebbe diventare obbligatorio per i pneumatici invernali. Addirittura, si sta pensando a un ulteriore indicatore per le gomme che superano ancora meglio le severe condizioni invernali: dovrebbe essere “Ice” (ghiaccio), o qualcosa di simile. A oggi, comunque, è bene tenere presente che, quando si sceglie un pneumatico invernale, per la propria sicurezza non conviene accontentarsi della sola marcatura M+S imposta dal codice stradale, ma va ricercato il simbolo “3 peaks mountain snowflake”. Inoltre, informarsi col gommista su quale sia il prodotto più adatto alle proprie esigenze.
PASSIAMO SUL CAMPO - Come ogni anno l’Assogomma, l’associazione che raggruppa i costruttori di pneumatici con sedi produttive in Italia (oggi ne fanno parte i gruppi Bridgestone, Continental, Goodyear, Michelin e Pirelli), ha organizzato una serie di test sulla neve per dimostrare l’efficacia delle gomme invernali. Quest’anno l’obiettivo era proprio mettere a confronto prodotti validi, ma provvisti della sola marcatura M+S, con quelli più adatti all’utilizzo su fondi innevati e ghiacciati, che riportano il “3 peaks mountain snowflake”. In Valle d’Aosta, a La Thuile, gli esperti di Assogomma, insieme agli istruttori del Centro internazionale guida sicura, hanno messo a punto una serie di esercizi per ricordarci dell’importanza delle “scarpe” della nostra auto.
LA PROVA DI OMOLOGAZIONE - Anzitutto vediamo come viene svolta la prova di omologazione per ottenere il simbolo “3 peaks mountain snowflake”. Il regolamento 117 prevede una serie di esami di frenata in cui viene confrontato il pneumatico invernale con uno di riferimento (SRTT, Standard Reference Testing Tire, cioè pneumatico di prova usato come standard di riferimento): viene prodotto da 30 anni sempre nello stesso stabilimento, negli Usa, nella misura 195/75 R 14, e vale anche per altri tipi di test. Non importa se la taglia della gomma da provare è diversa: l’essenziale è il risultato che si ottiene in termini di decelerazione. Gli enti omologatori svolgono questi test con carrelli su cui è possibile montare anche pneumatici di taglia superiore. Nella prova (foto qui sopra), che si ripete più volte (su neve compattata in base alle norme), viene misurata la decelerazione (che si ottiene dividendo lo spazio percorso per il quadrato del tempo impiegato) per passare da 25 km/h a 10 km/h. Se il valore è superiore almeno del 7% a quello ottenuto con la gomma di riferimento, il simbolo può essere attribuito. Nelle prove di La Thuile abbiamo potuto valutare le differenze rispetto a una gomma invernale (Kleber Dynaxer HP2) delle stesse dimensioni guidando due Fiat 500 identiche sotto ogni altro aspetto.
SULLE SUV SONO INDISPENSABILI? - Molti proprietari di suv sono convinti che, per il fatto di avere un’auto a trazione integrale, potranno cavarsela sulla neve anche senza l’ausilio di pneumatici specifici. Sbagliato. Nei test a bordo di tre Volvo XC60 D4 AWD (foto qui sopra) abbiamo affrontato salite e discese con gomme con marcatura M+S, ma non specifiche per l’inverno (Bridgestone Dueler H/T 684). Poi abbiamo ripetuto il percorso con una vettura identica, con pneumatici Bridgestone Blizzak DM-V1 della stessa misura (236/65 R 17) ma con il simbolo “3 peaks mountain snowflake”. La sensazione di sicurezza nelle discese e in frenata è notevolmente aumentata, e in salita le ruote slittavano molto meno. Infine, abbiamo provato con pneumatici estivi Bridgestone Dueler H/P Sport: quasi impossibile muovere l’auto, anche sul falsopiano.
DUE POSSONO BASTARE? - Poiché le catene da neve si montano solo sulle ruote motrici, c’è chi è convinto di poter fare altrettanto anche con i pneumatici invernali. In effetti, se si fa riferimento al solo codice della strada, il discorso non fa una grinza (il ministero si limita a “raccomandare” di usare quattro gomme invernali, ma non lo impone). In realtà, è molto pericoloso. Lo abbiamo sperimentato a bordo di un’Alfa Romeo MiTo Quadrifoglio Verde (foto qui sopra), “calzata” per l’occasione con pneumatici 195/55 R 16. Con quattro invernali (Goodyear UltraGrip 9) nessun problema, né nel percorrere una rotonda né tra le curve. Scegliendo di montare queste gomme solo per le ruote motrici (dietro, invece, la sportiva del Biscione era equipaggiata con le estive Goodyear EfficientGrip Performance) il pericolo è… dietro l’angolo: si arriva in curva sicuri, con l’auto che si inserisce prontamente, ma all’improvviso il posteriore sbanda. Inutile contare sull’aiuto dell’Esp: se i pneumatici non fanno presa, anche il miglior sistema elettronico non può nulla. Addirittura, questa situazione è più pericolosa che non il viaggiare con quattro gomme estive: in questo caso, infatti, si percepisce fin dai primi metri che l’auto non ha aderenza sufficiente, e si regola la velocità di conseguenza.
LA PAROLA AGLI STRUMENTI - In un test di accelerazione abbiamo messo a confronto tre Range Rover Evoque (foto qui sopra) a trazione integrale con pneumatici 245/45 R 20: in un caso, invernali (Pirelli Scorpion Winter) con tanto di logo con fiocco di neve e montagna; nel secondo, con gomme recanti la semplice marcatura M+S (Pirelli Scorpion Verde); nell’ultimo, con quattro penumatici estivi (Pirelli P Zero). Accelerando a fondo da 1000 giri in prima marcia, abbiamo misurato i secondi necessari a percorrere 23 metri: scontata la vittoria delle gomme invernali “pure”, mentre le sole M+S richiedono il 10% di tempo in più e le estive il 30% in più, a testimonianza della peggior trazione.
E IN FRENATA? - Due Mercedes Vito (gomme 195/65 R16C) si sono sfidati in una prova di frenata. Solo che mentre uno era dotato di gomme M+S (Continental VancoFourSeason 2), l’altro aveva pneumatici (Continental VancoWinter 2) con anche il simbolo “3 peaks mountain snowflake”. Frenando da 50 km/h, lo spazio necessario a scendere fino a 5 km/h (a velocità più basse l’intervento dell’Abs rende i risultati molto variabili) passa dai 30 metri necessari nella prima situazione ai 25 sufficienti con le invernali “pure”.
QUESTIONE DI FEELING - Abbiamo affrontato un breve percorso cittadino con qualche leggero pendio con una Jeep Renegade 1.4 Turbo MultiAir (foto qui sopra) con pneumatici Continental “100% invernali” (ContiCrossContact Winter): come era facile prevedere, non abbiamo avuto difficoltà, anche fermandoci e ripartendo nel bel mezzo di una salita. Qualche difficoltà in più con le M+S ContiCrossContact LX: occorre essere più “dolci” con l’acceleratore e col freno, e in curva la sicurezza è inferiore. Con pneumatici estivi (Conti4x4Contact), invece, una lieve pendenza bastava per rimanere bloccati in salita o scivolare pericolosamente in discesa.