RASSICURAZIONI - Cresce l’attesa per la riunione della riunione del Consiglio di amministrazione della Fiat per l’esame dei risultati relativi al terzo trimestre dell’anno. Venerdì il presidente della Fiat John Elkann (nella foto) è stato ricevuto prima dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e poi dal presidente del Consiglio Mario Monti. Gli incontri sono stati interpretati come un atto rassicurante da parte della Fiat nei confronti del Paese, come a voler dire “siamo qui e vogliamo rimanerci”.
PAURA DI TAGLI E CHIUSURE - La crisi delle vendite in Europa sta inducendo i costruttori a iniziative dalle pesanti conseguenze occupazionali (Psa, Opel, Ford hanno deciso chiusure di impianti e riduzioni di organici) ed è forte il timore che anche la Fiat proceda su questa strada. Dagli incontri romani del presidente Elkann non sono trapelate notizie anticipatrici di ciò che sarà varato dal consiglio d’amministrazione, ma è impossibile che non si sia è parlato di questi argomenti e la cosa appare come una forma di rispetto e cortesia da parte della Fiat per le istituzioni italiane.
VISITA DIPLOMATICA - Ciò forse anche in una strategia volta a superare l’atmosfera di polemiche che nelle scorse settimane ha caratterizzato i rapporti italiani della Fiat. Così, anche senza alcuna informazione su quanto detto nelle stanze del Quirinale e di Palazzo Chigi, gli incontri sono di per sé significativi per il semplice fatto di esserci stati. E il fatto che siano avvenuti in assenza dell’amministratore delegato Sergio Marchionne li fa apparire, più in particolare, come una manifestazione di orientamento da parte degli azionisti Fiat, la famiglia Agnelli.
PROGRAMMI “ITALIANI”? - In proposito sono da sottolineare alcune indiscrezioni riportate dalla stampa (il Sole 24 Ore) secondo cui Marchionne dovrebbe presentare un “progetto articolato che eviti le polemiche i battibecchi delle ultime settimane e a spostare il dibattito sul terreno della concretezza” e in questo senso Marchionne sarebbe stato “sollecitato anche dall’azionista”.
IN CONCRETO NESSUNA CERTEZZA - Parlando di concretezza, non resta che attendere che cosa sarà detto e deciso nel Consiglio d’amministrazione di martedì 30. Sapendo solo che, con il gruppo Fiat che a settembre ha perso il 18,5% delle vendite sul mercato europeo, è impossibile immaginare grandi investimenti autofinanziati e che di progetti concreti al momento ci sono soltanto quelli relativi ai due piccoli modelli suv che dovrebbero essere prodotti nello stabilimento di Mirafiori. Un progetto che all’interno dell’azienda sarebbe chiamato “Piano Balilla”, facendo riferimento allo storico modello Fiat d’anteguerra.
PROSPETTIVE DA DEFINIRE - Per il resto ci sono tante congetture ma nessuna certezza. La strategia di fondo più probabile pare essere quella che vedrebbe gli impianti italiani utilizzati per produrre veicoli con marchi del gruppo Chrysler, da esportare. In questa prospettiva un apposito comitato tecnico sta lavorando presso il ministero per lo sviluppo economico al fine di individuare le iniziative utili ad agevolare tale prospettiva. Ma, appunto, siamo ancora nella fase delle discussioni negli uffici ministeriali.
RICERCA DI SOSTEGNO? - Va infine notato che la Fiat non ha unito la sua voce al coro di critiche e proteste sollevatesi in Europa da Volkswagen, Ford e General Motors contro le misure di sostegno decise dal governo francese per il gruppo Psa. Ciò mentre il suo presidente John Elkann è andato a incontrare le massime cariche del Paese.