CONTROLLI IN DISCUSSIONE - La contestazione delle autorità tedesche alle emissioni di alcuni modelli diesel della Fiat ha portato la Commissione europea ad aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, di cui vengono messe in discussione le modalità di controllo praticate nei confronti dei veicoli del gruppo FCA (Fiat 500X, nella foto, Fiat Doblo e Jeep Renegade). L’iniziativa è stata presa in conseguenza dell’insoddisfazione delle autorità europee a proposito delle spiegazioni fornite in merito al funzionamento dei dispositivi antinquinamento installati sui motori diesel delle vetture al centro della vicenda.
STRASCICO DEL DIESELGATE AMERICANO - In seguito allo scandalo Dieselgate, il ministero dei trasporti tedesco aveva fatto svolgere una serie di test delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) di diversi modelli sul mercato. Le prove avevano messo in evidenza notevoli discrepanze dai valori regolamentari e più volte il ministro dei Trasporti tedesco aveva puntato il dito contro l’Italia e la FCA, sostenendo che i motori Fiat esaminati non rispettavano le norme vigenti. L’accusa era stata respinta formalmente dal ministro italiano Del Rio, che aveva affermato che invece tutto era in regola e che comunque la Germania non aveva poteri per rivolgersi direttamente all’Italia.
IL COINVOLGIMENTO DELL’UE - La Germania aveva allora coinvolto la Commissione europea a cui il ministro Graziano Delrio aveva fornito assicurazioni sulla regolarità delle procedure messe in atto per le omologazioni e le misurazioni delle emissioni. Nel frattempo la FCA aveva fornito spiegazioni che illustravano il funzionamento dei dispositivi impiegati, giustificandoli con esigenze tecniche, e anche ricalibrando il sistema in questione. A quel punto pareva avvalorata l’ipotesi che l’Unione europea fosse stata convinta della giustezza dei comportamenti italiani. Non era così. Con la notizia dell’avvio della procedura di infrazione, fonti interne alla Commissione europea hanno tenuto a manifestare (in dichiarazioni all’agenzia Reuters) la loro insoddisfazione per i chiarimenti fin qui ricevuti. Secondo quanto riportato dalla Reuters le autorità UE ritengono che l’Italia “deve ancora fornire delle informazioni supplementari in grado di convincerci che i sistemi utilizzati sui modelli Fiat (per la modulazione delle emissioni) siano giustificati”.
RAMMARICO DEL MINISTRO - Il ministro Delrio ha subito scritto al commissario UE all’Industria Elizbieta Bienkowska, dichiarando il suo disappunto per l’avvio della procedura di infrazione quando non c’era stata nessuna comunicazione da parte della stessa Commissione europea dopo l’invio delle spiegazioni fornite dall’Italia e dalla FCA nella fase di mediazione comunitaria sulla vicenda. Questo ribadendo l’assoluta regolarità del comportamento delle autorità competenti italiane. L’itinerario previsto dall’Unione europea per le procedure di infrazione prevede che la Commissione europea invii una lettera al governo interessato, chiedendo chiarimenti e spiegazioni in grado di rimuovere ogni dubbi. A questa richiesta il governo al centro dell’iniziativa han due mesi di tempo per rispondere. Se la risposta convince le autorità europee, la pratica viene archiviata, altrimenti si procede con la denuncia alla corte europea in Lussemburgo.