Ieri si è tenuta l'assemblea degli azionisti Fiat per la presentazione del bilancio 2010 (qui alcuni dei punti salienti dell'evento). Il momento è complesso e delicato, per la fusione con la Chrysler, per il mercato in Europa che perde colpi, per la questione Alfa Romeo, per lo sviluppo di nuovi e indispensabili modelli. Vediamo cosa ha detto Marchionne (a sinistra nella foto qui sopra, insieme a John Elkann durante la conferenza stampa).
L'AFFARE CHRYSLER - “La Chrysler ha una situazione finanziaria buona, quello che ha in cassa a quanto ricevuto dal Tesoro Usa” ha detto Marchionne in conferenza stampa. “L'azienda va bene, le macchine le vende. Ha raggiunto grandissimi risultati negli ultimi mesi», ha aggiunto. Confermando l'obiettivo di salire al 51% in Chrysler, Marchionne ha ribadito che Fiat dispone di diverse opzioni per acquistare il 16%. Una, ha spiegato l'ad, si chiama primary call option ed è esercitabile da quando viene ripagato il governo americano, c'è poi il diritto esercitabile già da quest'anno di acquistare la quota che il governo Usa ha nella società ed infine il diritto esercitabile dal 2013 di acquistare il 40% di quel 63 % che il “trust” Veba (in pratica il sindacato Uaw) ha in Chrysler. “Abbiamo un'insieme di opzioni che messe insieme ci danno la possibilità di andare oltre il 51%”, ha detto Marchionne, “quale di queste e in quale maniera verranno esercitate non è ancora stato deciso da Fiat .
SULLE ACCUSE DI “AMERICANIZZAZIONE” - “Più del 50% dei volumi che verranno prodotti e industrializzati da Chrysler partiranno da una base che è prevalentemente europea”. Sergio Marchionne risponde così alle accuse di chi vede un'americanizzazione dei modelli Fiat. “L'origine delle architetture delle auto americane di Chrysler sono fondamentalmente italiane e verranno sviluppate per il mercato nord americano e internazionale su una base ingegneristica europea”, precisa Marchionne, che sottolinea la necessità di internazionalizzare il business dell'auto. “Siamo convinti che l'unico modo di risolvere il problema della solidità degli investimenti che facciamo è garantire minimo livello di volumi per architettura”, spiega il manager Fiat, “questo non si può fare in un mercato che ha 13 milioni di vetture da solo, come è in Europa, senza aggregare i volumi. Aggregare i volumi tra America e Europa per noi è fondamentale». Per Marchionne “è un'assurdità totale guardare un'auto americana e dire che non è un'auto nostra. Lo scambio di architetture e di conoscenze tecniche ormai è partito e non si può fermare. Io non mi preoccupo dove o come la macchina è prodotta”, conclude, “la questione è ottenere il massimo numero di convergenze per garantire che si guadagni qualcosa sugli investimenti che si stanno facendo nel settore”.
SULLA SITUAZIONE DEL MERCATO - Riguardo al mercato “impossibile fare previsioni sulle quote vedremo numeri come non accadeva dal 1996. È inutile che ci illudiamo che questo sia un mercato di rose e fiori, quindi bisogna imparare a gestire in un maniera molto disciplinata”. Per Marchionne “è un mercato molto, molto difficile, che sta ancora scontando l'impatto degli incentivi del passato. C'è una mancanza di capacità di acquisti che a me preoccupa molto e che si riflette anche sulla capacità dei nostri operai di guadagnare. Ci troviamo in questo cerchio vizioso: dobbiamo cercare di dare lavoro per stimolare la domanda, lo facciamo volentieri ma bisogna farlo all'interno di un'azienda competitiva”
IL TORMENTONE ALFA - Sergio Marchionne non ha nessuna intenzione di vendere l'Alfa Romeo alla Volkswagen, anzi pensa che proprio grazie al Biscione potrà vincere “nel lungo termine la battaglia di concorrenza con i tedeschi”. Dice: “Capisco benissimo che i tedeschi abbiano creato scompiglio cercando di esprimere un interesse in questo marchio. Ho sentito qualcuno dire in assemblea che sarebbe meglio vendere l'Alfa ai tedeschi, mi sembra ingeneroso. Bisognerebbe domandare alla Volkswagen quali stabilimenti italiani terrebbe. È molto bello comprare un marchio e poi andare a produrre al di fuori. La cosa importante”, ha aggiunto l'ad della Fiat, “è che quello che la Volkswagen potrebbe fare con l'Alfa adesso, la Fiat può farlo con Chrysler. Ovviamente hanno avuto degli sviluppi specialmente con l'Audi che aiuterebbero l'Alfa nel breve periodo, ma nel lungo termine la concorrenza possiamo vincerla noi. Dateci tempo”.
E L'AUTO ELETTRICA? - In conferenza stampa i giornalisti hanno chiesto a Marchionne dell'auto elettrica, sulla quale sia Fiat che Chrysler non sono particolarmente avanti. “La struttura finanziaria delle vetture elettriche non sta in piedi. Bisogna trovare un modello più intelligente. Se l'auto elettrica fosse l'unica alternativa per affrontare il futuro sarei veramente preoccupato” ha detto l'ad annunciando la presentazione del primo modello ibrido del gruppo a Detroit nel 2012. Ha poi proseguito: “Non credo sia indispensabile arrivare alla soluzione disperata della Comunità europea perché non è sostenibile” riferendosi alla road map dettata dall'Unione Europea che prevede, entro il 2050, che tutte le auto nei centri urbani siano elettriche (qui per saperne di più). Marchionne ha poi ricordato l'impegno di Fiat nello sviluppo delle tecnologie del metano e del gpl che “sono la soluzione più importante per ridurre in Europa le emissioni di CO2” ha spiegato. Il manager ha avvertito che bisogna stare attenti a vendere tecnologie senza tenere conto dei costi: “Noi perderemmo più di 10 mila dollari per ogni vettura elettrica prodotta e venduta negli Usa, perché hanno un prezzo che è quasi tre volte superiore a quello di un motore a benzina. Se gli Stati Uniti dovessero decidere di convertire tutte la flotta di auto in motori a metano avrebbero abbastanza risorse in metano per vivere per i prossimi cento anni”.