SOLO MARKETING? - I gusti degli automobilisti cambiano, e le mode pure: basti pensare a quella, ormai dilagante, di suv e crossover, che ha sdoganato assetti rialzati e ruote esageratamente grandi anche tra i costruttori di modelli sportivi. Maserati, Jaguar, Bentley - solo per citare alcuni dei giganti mondiali famosi per le loro vetture ad alte prestazioni - schierano almeno una suv in gamma, e persino la Ferrari, dopo aver rimandato a oltranza il grande passo, è ormai pronta a sfatare il (fu) tabù delle supercar a ruote alte con la Purosangue. La Porsche è della partita da lungo tempo e anzi, si può affermare che con la Cayenne, ormai quasi vent’anni fa, abbia dato il la alla tendenza che ha progressivamente finito col mescolare i mondi delle supercar e dell’off-road, creando spesso una contraddizione in termini difficile da spiegare. Puro marketing per rimpinguare le casse di marchi che puntando solo sulla specialità della casa cominciavano ad arrancare? Parlando delle suv griffate dai più celebri costruttori di auto sportive la risposta è sì, ma la storia insegna che la commistione ha radici più antiche e profonde di quel che potrebbe sembrare.
MOLTO PIÙ DI UN’IDEA - È il caso, appunto, della casa di Zuffenhausen, recentemente finita sotto i riflettori sull’onda di alcune succose indiscrezioni sul futuro della Porsche 911 (qui per saperne di più) e su una sua variante a baricentro alto, i cui prototipi camuffati, basati sull’attuale serie 992, hanno cominciato a fare il giro del web lo scorso ottobre (la foto sopra è di Auto Motor und Sport). Di una 911 in versione Safari, in realtà, si parlò per la prima volta nel 2018, quando Detlef von Platen, il responsabile vendite e marketing della Porsche, disse ad alcuni media indiani che fare del modello più iconico della casa una versione ispirata alle suv poteva essere senz’altro “una buona idea”, ma nell’ottica di una serie limitata, con l’obiettivo d’individuare e coprire una nicchia di mercato piuttosto ristretta. Sorprendente, certo, ma fino a un certo punto, perché sul tema, potenzialmente “caldo” anche alla luce dei futuri sviluppi del mercato, i precedenti non mancano, anzi.
LE 911 RIALZATE CHE HANNO FATTO LA STORIA - Sfogliando le pagine della storia della cavallina bianca di Stoccarda, infatti, fanno capolino diverse Porsche 911 rialzate. Alcune, quelle rimaste più impresse nella memoria degli appassionati di motorsport, per pure esigenze agonistiche. Come dimenticare, per esempio, la 911 S con motore 2.0 modificata nel 1968 per la “London-Sidney”, maratona rallystica che dalla capitale inglese portava nella Terra dei canguri attraversando l’Italia, i Balcani, la Turchia, l’Iran, l’Afghanistan e l’India. E la 911 Carrera RS 2.7 Safari? Più alta e leggera del modello di serie, fu allestita nel 1973 e l’anno seguente sfiorò la vittoria nel massacrante rally africano con Bjorn Waldegaard, secondo al traguardo solo per colpa di un semiasse rotto. Leggendaria pure la Carrera 4x4 preparata per l’edizione 1984 della Parigi-Dakar: rialzata di 120 millimetri, fu la prima 911 dotata di un sistema di trazione integrale, anticipando l’attenzione che in futuro la casa tedesca avrebbe riservato alle quattro ruote motrici. Più aderente al concept che ha ispirato il prototipo della serie 992 in stile off-road, però, è la Porsche Panamericana, partorita dal centro stile della casa di Zuffenhausen per l’ottantesimo compleanno di Ferry Porsche nel 1989, nel pieno della delicata transizione tra le serie 964 e 993.