RIVOLUZIONE COPERNICANA - Un po' come scoprire che Leonardo da Vinci non era mancino e che firmò la Gioconda in maniera postuma: fatte le debite proporzioni, sapere che l'opera prima di Ferdinand Porsche è un falso suona più o meno così. Shock per i porschisti e per la propria memoria storica, e probabile figuraccia per chi ha fatto entrare nel museo della casa, in quel di Zuffenhausen (
qui la news), una nonna dal sangue meno certo di quel che si pensasse finora.
P1 - La scoperta è attribuibile al tabloid austriaco
Kronen Zeitung, il quotidiano più diffuso dell'Austria: secondo il
Krone, stando alle dichiarazioni e alla documentazione fotografica fornita da un perito del tribunale, la sigla P1 punzonata sui mozzi è stata aggiunta nel 2009, più di un secolo dopo la costruzione del veicolo che, ritrovato in un fienile nel 2013, è stato acquistato da Porsche, restaurato e collocato nel proprio Museo con gli stessi onori tributati nell'immaginaria Radiator Springs a Lizzie. Quelli della progenitrice.
SCOVA LE DIFFERENZE - Impietoso, stando al Krone, il confronto tra due immagini: una attuale e una scattata cinque anni fa per realizzare un dossier per il Museo della Tecnologia di Vienna. Nella prima l'ormai famigerata sigla P1 - appunto, l'opera prima di Porsche - è ben leggibile, nella seconda è assente.
REBUS PER GLI STORICI - Plausibile, quindi, questa ricostruzione del tabloid: il veicolo (una sorta di calesse a motore, peraltro elettrico) è un Egger-Lohner X.2 Phaeton, costruito nel 1898 e rimasto in uso per quattro anni, fino al 1902. Ricoverato in fienile, vi avrebbe “dormito” fino all'anno scorso, quando venne ritrovato. È un fatto storico che Porsche, classe 1875, proprio nel 1898 si trasferì a Vienna dalla natia Boemia, come apprendista alla Béla Egger & Co. Con buona probabilità, quindi, sull'auto in questione il giovane Ferdinand ha messo le mani. Ma non l'ha firmata.