MAI COSÌ ALTO DA UN ANNO - Il prezzo dei carburanti, della benzina in particolare, ha raggiunto il picco massimo dell'ultimo anno e puntuali tornano le lamentele di chi considera ingiustificatala la corsa al rialzo dei prezzi alla pompa. Dopo gli aumenti dell'Agip nei giorni scorsi, è stata la volta della Shell che vende la “verde” a 1,334 euro al litro. Nel frattempo il prezzo del greggio a ripreso a “galoppare” e ieri ha raggiunto quota 80 dollari al barile.
Secondo le associazioni dei consumatori, il prezzo del petrolio non giustifica “impennate” di questo livello. “Gli aumenti registrati in queste ore portano un pieno di benzina a costare 4,3 euro in più rispetto a un mese fa”, ha sottolineato Carlo Rienzi, presidente del Codacons.
CALANO GLI UTILI - Dall'altra parte, le aziende petrolifere continuano a soffrire una riduzione della domanda, dovuta sia a veicoli che consumano meno, sia alla crisi che impone di risparmiare anche sui carburanti. Il gigante petrolifero italiano per eccellenza, l'Eni, nell'ultimo trimestre ha visto dimezzarsi l'utile a 1,24 miliardi (-57% rispetto rispetto al penultimo trimestre). Non fanno meglio anche la Exxon e la Shell che hanno presentato utili trimestrali rispettivamente in calo del 68% e del 62%.
NON DEVE ESSERE CONVENIENTE - In un quadro come questo, c'è chi pensa che l'unico modo per sfuggire alla “dipendenza” dagli idrocarburi sia proporre prezzi via via crescenti del gasolio e della benzina. Una soluzione davvero drastica che dovrebbe spingere le Case automobilistiche ad accelerare lo sviluppo di tecnologie alternative.
PIÙ ACCISE - La pensa così persino l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni. Al Forum sul cambiamento climatico di New York, a cui ha preso parte, ha proposto di aumentare le accise sui prodotti energetici derivati da combustibili fossili e destinati al consumatore finale. Secondo Scaroni, in pratica, se il prezzo del diesel e della benzina fosse davvero molto alto, gli utenti finali smetterebbero di comprare auto a motore termico per passare a veicoli a trazione elettrica: la crescente domanda di questo tipo di veicoli incentiverebbe così la ricerca e lo sviluppo delle energie “pulite”.
UNA TASSA SULLA CO2 - Il numero uno dell'Eni avrebbe proposto anche una tassa per le società energetiche: “attribuendo un costo stabile alla CO2, si influisce immediatamente sulle decisioni di investimento”, ha detto. In pratica per ogni grammo emesso di anidride carbonica, le società produttrici di petrolio sarebbero costrette a pagare una tassa piuttosto “salata”. In questo modo, per evitare “batoste” anche le compagnie petrolifere verrebbero spinte a investire su prodotti più ecocompatibili.