STORIA DI ALTI E BASSI - La Bugatti, sin dal 1998, fa parte del gruppo Volkswagen, che da allora l'ha rilanciata riportandola ai fasti dei primi decenni del '900: in quel periodo la casa francese (creata dall’italiano Ettore Bugatti) produceva automobili sportive e di lusso tecnicamente avanzate per i loro tempi. Nel 1987, dopo l'oblio seguito alla fine dell'attività negli Anni 50, il marchio Bugatti viene acquistato dall’imprenditore mantovano Romano Artioli intenzionato ad un rilancio in grande stile. Artioli investe oltre 100 miliardi di lire per sviluppare una vettura per certi versi rivoluzionaria (la EB110, nelle foto) e costruisce uno stabilimento all’avanguardia, a Campogalliano, nel pieno di quell’Emilia sempre stata “terra dei motori”. Ma l’investimento non produce i frutti sperati: la Bugatti chiude nel 1995. Artioli, oggi 84enne, rivela la sua verità sulle dinamiche che portarono al fallimento.
NELLA BOCCA DEL LEONE - Lo fa nel corso di un documentario realizzato dal canale svizzero Kidstone TV, intitolato “La supercar dimenticata” (The forgotten supercar, qui sotto), nel quale sono racchiuse interviste allo stesso Artioli e a molte altre persone coinvolte nel progetto. Il manager parla di un sabotaggio, teso a danneggiare un’azienda molto ambiziosa e per la quale lavoravano tecnici proveniente anche da realtà concorrenti. Artioli esprime inizialmente il suo scetticismo nei confronti nell’area geografica, che paragona alla “bocca del leone” in quanto molto vicina agli stabilimenti delle Ferrari e Lamborghini. “Volevo fare queste cose in Francia”, sono le sue parole. “Ma non ci fu niente da fare. I modenesi lei non li schioda, e senza questa gente si poteva fare la Bugatti”. Artioli confessa pertanto di aver scelto l’Emilia contro la sua volontà, sapendo in anticipo che la decisione sarebbe potuta essere molto rischiosa. Mai, però, di questa entità.
UNA BANDA - Come apprendiamo dal video qui sotto, Romano Artioli afferma che qualcuno, che lui conosce bene evidentemente, ma si guarda bene dal nominare, ordì un sabotaggio minacciando i fornitori. Se questi avessero lavorato ancora per la Bugatti non avrebbero più lavorato per forniture più grandi. Inoltre i pezzi arrivavano non funzionanti e con evidenti difetti e gli ordini dei clienti nascosti da qualcuno all'interno. La definisce “una banda che la Mafia era una squadra di boy scout in confronto”.
THE FORGOTTEN SUPERCAR from Kidston.TV on Vimeo.