ADDIO AL PRIMATO - Dopo lo tsunami in patria, le inondazioni in Thailandia. E la Toyota è costretta ad alzare bandiera bianca, rinunciando al titolo di maggiore costruttore mondiale. Danneggiata dai cataclismi naturali che hanno investito l’Asia orientale e che l’hanno costretta a forzati e prolungati stop della produzione, la casa giapponese ha rivisto al ribasso le proprie previsioni di crescita. Dicendo addio, di fatto, al primato che deteneva da tre anni. Per quanto riguarda l’anno fiscale in corso, che in Giappone si chiude a fine marzo, il colosso dagli occhi a mandorla ha messo in conto di vendere 7,38 milioni di veicoli, 220.000 in meno rispetto ai 7,6 milioni dichiarati in precedenza; un valore, quest’ultimo, che teneva già in conto degli effetti del terremoto che ha devastato il Giappone lo scorso marzo. Pensare che, soltanto nel 2010, i veicoli venduti dalla Toyota, insieme alle controllate Daihatsu e Hino, erano stati 8,4 milioni.
SFIDA A DUE PER IL PRIMATO - Festeggiano le rivali General Motors e Volkswagen: la prima, perché riconquista lo scettro perduto; la seconda, perché ora c’è un avversario in meno nella corsa verso il primato mondiale (la casa tedesca punta a diventare il maggiore costruttore del mondo entro il 2018). A mettere in seria difficoltà la Toyota, dopo i problemi causati dal terremoto in Giappone, sono state le alluvioni che hanno devastato la Thailandia nei mesi scorsi: cataclismi che hanno costretto a bloccare gli stabilimenti locali del gruppo, da cui usciva molta della componentistica destinata alle fabbriche sparse nel resto del mondo. La produzione, che è ancora ferma, dovrebbe ripartire entro un mese.