Costa di più ma beve meno
A un occhio distratto, la
Golf GTD potrebbe apparire una GTI: il paraurti anteriore è lo stesso. Invece, il terminale di scarico ha due uscite appaiate sulla sinistra anziché una per lato. Inoltre, le finiture rosse della versione a benzina (profilo della mascherina, mostrine nei parafanghi anteriori e dettagli interni i quali le cuciture del volante) sono state sostituite da analoghi elementi grigi o neri. Col suo due litri da 184 cavalli, comunque, questa Volkswagen è la Golf a gasolio più potente di sempre. Rispetto alla GTI, la
Golf GTD perde 36 cavalli ma costa 1.400 euro in più; in compenso, i dati ufficiali parlano di consumi da utilitaria: 23,8 km/l in media (numeri vicini a quelli della 2.0 TDI da 150 CV che, nell’allestimento di punta Highline, fa risparmiare 4.900 euro).
La sicurezza non si paga
![Golf GTD](data:image/gif;base64,R0lGODlhAQABAIAAAMLCwgAAACH5BAAAAAAALAAAAAABAAEAAAICRAEAOw==)
Il prezzo d’attacco della Golf GTD sfonda “quota 30.000 euro” (la tre porte parte da 31.500 euro), ma, almeno, la dotazione di sicurezza è completa: come per tutte le Golf sono di serie sette airbag e l’Esp, e non mancano il sistema antitamponamento multiplo, quello per la pressione dei pneumatici e quello che riconosce la stanchezza del guidatore. Per il comfort, invece, di serie c’è poco più dell’indispensabile: climatizzatore bizona, radio con lettore di cd e prese ausiliarie, volante multifunzione, cruise control e poco altro. Due dispositivi quasi “indispensabili” per il tipo d’auto, quali il selettore dello stile di guida e le sospensioni elettroniche, si pagano a parte (117 euro il primo e 1.103 il secondo), così come gli specchietti ripiegabili elettricamente (190 euro) e i fari bixeno (1.621 euro). E, aggiungendo, due optional richiesti come i sensori di parcheggio (da 557 euro) e il cambio robotizzato DSG a doppia frizione (altri 1.900 euro), la soglia dei 40.000 euro si avvicina pericolosamente.
Non devi "remare" col volante
![Golf GTD](data:image/gif;base64,R0lGODlhAQABAIAAAMLCwgAAACH5BAAAAAAALAAAAAABAAEAAAICRAEAOw==)
Saliti a bordo, si ristrovano la qualità delle finiture e l’abitabilità già viste nelle altre Golf, e si riconoscono il volante e i sedili ereditati dalla GTI: il primo piatto in basso e rivestito in pelle, i secondi comodi, ben profilati e con la fascia centrale in tessuto tipo scozzese (con i colori grigio, nero e bianco). Inoltre, nella Golf GTD non mancano la pedaliera in metallo lucido e inserti color nero brillante attraversati da linee ondeggianti opache. Avviato il motore, finché non arriva il momento di ruotare il volante si potrebbe pensare di essere alla guida di una normale Golf a gasolio. Anche lo sterzo, infatti, è quello della GTI: preciso, progressivo e più diretto dopo circa un quarto di giro del volante (ne servono appena 2,1 per andare dale ruote “tutte a destra” a quelle nella posizione opposta). In questo modo, una curva a 90° a bassa velocità si può fare con meno di metà giro e in una “allegra cavalcata” fra curve e tornanti non si staccano praticamente mai le mani dalla corona.
Spinge forte ma per poco
![Golf GTD](data:image/gif;base64,R0lGODlhAQABAIAAAMLCwgAAACH5BAAAAAAALAAAAAABAAEAAAICRAEAOw==)
Purtroppo, abbiamo potuto guidare la Volkswagen Golf GTD solo in autostrada e su scorrevoli (ma piuttosto piatte) strade extraurbane attorno a Monaco di Baviera: poco per poter dare un giudizio completo e definitivo sul comportamento stradale della vettura, che rimandiamo alla prova su strada in uscita su uno dei prossimi numeri di alVolante. Quello che è certo è che il motore ha grinta da vendere anche se il suo arco di utilizzo non è dei più estesi. Sotto i 2000 giri, infatti, la spinta è tutt’altro che vigorosa, per poi “esplodere” al raggiungimento di questa soglia. Oltre la quale, l’ago del contagiri e quello del tachimetro schizzano rapidamente in alto, anche se a circa 4000 giri il meglio è già finito ed meglio passare al rapporto superiore. Con tanta grinta, però, è difficile dubitare dei 7,5 secondi necessari, secondo la casa, per liquidare il classico “0-100” e dei 230 km/h di velocità massima dichiarata (che, secondo il tachimetro, abbiamo raggiunto senza sforzo sulle autostrade tedesche prive di limiti). Promossi anche i freni: sono potenti, nonostante la corsa piuttosto corta del pedale richieda un po’ di “allenamento” per modulare al meglio l’azione dell’impianto.
Da noi niente rombo
Possiamo dire che, grazie anche alle sospensioni elettroniche delle quali era equipaggiato l’esemplare del nostro test, la Volkswagen Golf GTD è tutt’altro che scomoda o scorbutica, e può “divorare” chilometri su chilometri senza il minimo sforzo o impegno da parte del guidatore. Addirittura, dopo averlo sperimentato, rimpiangiamo che in Italia al momento non sia previsto il pacchetto Sport & Sound (disponibile in altri paesi) che equipaggia l’auto di un “generatore di suoni” del motore: piuttosto realistici, vengono creati elettronicamente e diffusi nell’abitacolo attraverso un altoparlante; in questo modo, il rumore “piatto” del 2.0 TDI lascia il posto a un sound pieno e dal timbro profondo (che, alla lontana, ricorda quello di un V8 di grande cubatura). Una piacevole “colonna sonora” che va anche a coprire il rumore di rotolamento dei pneumatici, altrimenti evidente già a 70 km/h.
Secondo noi
PREGI
> Finiture. Difficile trovare qualcosa di poco curato dentro e fuori.
> Sterzo. Quello a rapporto variabile è diretto, senza essere “nervoso” in velocità come nelle sportive di una volta.
> Versatilità. In fatto di capacità di carico e di abitabilità, la GTD non ha nulla da invidiare a una Golf normale.
DIFETTI
> Prezzo. L’auto non solo costa 1.400 euro più dell’iconica GTI, ma non ha neppure una dotazione ricca.
> Rumore. Complici le grandi ruote di 18’’, il rumore del loro rotolamento arriva fin dentro l’abitacolo.
> “Voce”. Le prestazioni sono quelle di una sportiva, ma il rumore ricorda un po’ quello dei taxi. E il “generatore di suoni” per ora non arriverà in Italia neppure come optional.