02
2025
febbraio 2025
Editoriale pubblicato su alVolante di

Sfide a non finire, ma a volte l’Italia ha una marcia in più

L'ADDIO DEL NUMERO UNO del gruppo Stellantis, Carlos Tavares, è arrivato dopo i risultati negativi ottenuti su parecchi mercati (incluso il Nord America), in un periodo comunque difficile per la gran parte dei costruttori “storici” del Vecchio Continente. Aldilà del discorso globale, per noi è ancora più importante quanto accade in Italia, dove il “sistema auto” è il terzo in assoluto per rilevanza economica. Il governo sta cercando di riportare il nostro Paese a produrre almeno un milione di veicoli l’anno; una soluzione che passa dal corteggiamento (finora senza successo) di costruttori esteri, ma anche dalla richiesta di un maggiore impegno proprio del gruppo Stellantis, accusato di non investire abbastanza in Italia. Ebbene, finora nulla di fatto: la produzione nei primi dieci mesi del 2024 si è fermata a 272.569 vetture (un impressionante -41,5% rispetto a un anno prima) e, considerando anche i mezzi commerciali, l’anno chiuderà attorno ai 600.000 esemplari: troppo poco. 

VIA TAVARES però, le prospettive sono cambiate. Invece di un conflitto continuo, si è passati a un dialogo che pare costruttivo. In attesa del nuovo numero uno del gruppo, è stato Jean-Philippe Imparato, ex-responsabile dell’Alfa Romeo e oggi capo di Stellantis in Europa, a rendere pubblico il piano industriale fino al 2030 (lo trovate nel dettaglio a pagina 6), dove l’Italia gioca un ruolo più centrale del previsto. Il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso ha espresso parere positivo (“Il piano è promettente e include impegni che non si erano mai visti”) e ha garantito 1,6 miliardi di euro da qui al 2027 a supporto del comparto.

NON È COMUNQUE il caso di cantare vittoria. Le acque sono sempre agitate: il gruppo Volkswagen ha rinunciato a chiudere fabbriche in Germania solo dopo estenuanti trattative coi sindacati, mentre le giapponesi Honda, Nissan e Mitsubishi hanno annunciato la fusione per fare fronte comune alle sfide del settore. Ebbene, in questo contesto, vincerà chi saprà cambiare prospettiva il prima possibile: guida autonoma e passaggio all’elettrico sono una sfida non solo per quanto riguarda la tecnologia, ma anche per comprendere prima degli altri cosa diventa importante nella scelta del “nuovo” automobilista: lo stile? Il comfort? La praticità? C’è un modo per alimentare la passione anche se il motore non fa più brum-brum e l’auto va da sola? La risposta non l’abbiamo, ma di certo agli italiani la fantasia e l’entusiasmo non mancano: se lasciati lavorare con serenità, siamo in grado di stupire il mondo. Ferrari docet, e l’ex-alfista Imparato pare saperlo bene. 

MdF



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