Parcheggio del Citta’ Sant’Angelo Village, oggi ore 19.30 circa. Poco prima c’e’ un incrocio che, devo ammettere, non e’ un bellissimo incrocio: una stradina sbuca in un punto di una strada principale appena dopo una salita. Mi fermo, dopo NON AVER VISTO NESSUNO esco. Mi passa davanti, a velocità’ piuttosto elevata, un motociclista che mi suona e mi fa gesti e che comincia poi ad INSEGUIRMI PER IL PARCHEGGIO. Io, convinta che fosse un maniaco armato di coltello, vado in giro per il parcheggio anche piuttosto allarmata finche’, dopo un po’, il tizio in questione mi sventola una cosa che da lontano sembrava un distintivo e quindi mi fermo: magari, visto che era in borghese, avrebbe potuto pensare di farlo prima, se proprio ci teneva a fermarmi? Con una boria che, sinceramente, non ho visto esibire ai migliori e piu’ illustri nel mio campo, il tizio in questione non solo mi chiede come mi ero permessa di dare dello stronzo A LUI (cosa che non ricordo di aver fatto ma visto che era in borghese, non indossava la toga papale, ne’ aveva un’aureola luminosa a galleggiargli sul capo coperto da casco semi-integrale avrei potuto tranquillamente fare, e anche in questi due casi dubito seriamente che mi sarei fatta problemi), ma mi accusa di non avergli dato la precedenza (NON c’era! Come facevo a dargli la precedenza se e’ sbucato all’ultimo secondo?) e, cosa ancora piu’ ridicola, di STARE ANDANDO CONTROMANO quando il parcheggio di Citta’ Sant’Angelo Village e’ disegnato a prova di imbecille in modo che non sia possibile andare contromano, e CHIUNQUE avrebbe potuto vedere che la strada che stavo percorrendo era a due corsie e la corsia su cui ero io era PIENA di frecce che andavano nella MIA direzione. Tutto questo per poter usare il proprio distintivo in maniera impropria per bullizzarmi. Bravo! Se un tale comportamento e’ comune tra le forze dell’ordine in Italia, da una parte c’e’ da chiedersi quale ne sia effettivamente lo stato, dall’altra si spiegano piu’ facilmente fenomeni come quello del povero Cucchi. Il distintivo NON si usa come scudo, per bullizzare le persone, per esigere forme di rispetto anche quando non si meritano, ne’ per fini intimidatori, anche se sfortunatamente la diffusa connivenza di cui spesso si viene a conoscenza e la presenza di comportamenti come quello da me descritto alimentano spaventosamente la sfiducia della popolazione nei confronti delle forze dell’ordine.