TANTI VANTAGGI - Acquistare auto sul cosiddetto “mercato parallelo” può essere un buon affare. Prima di tutto, perché a volte si riesce a “spuntare” un prezzo sensibilmente più basso rispetto a quello praticato dai concessionari ufficiali in Italia, poi perché si possono mettere le mani su vetture “esotiche”, che non si vedono nel nostro Paese. Ma a volte i buoni affari diventano un po’ troppo… buoni: almeno così la pensa la Guardia di Finanza, sospettando che, in alcuni casi, dietro ai prezzi stracciati ci sia l'evasione dell'Iva.
IL TRUCCO ERA SEMPLICE - Ma come arrivano nei saloni italiani queste vetture d'importazione “parallela”? Quasi sempre i concessionari si rivolgono a importatori chiedendo specifici modelli (spesso tedeschi). L'importatore acquista quelle vetture all'estero e, servendosi della norma che regola gli scambi commerciali all'interno dell'Unione Europea, e chiede di pagare l'Iva in Italia, invece che nel Paese dove ha acquistato l'auto. Appena importata, la macchina è venduta al concessionario con regolare fattura maggiorata dell'Iva, ma poi l’importatore si guarda bene dal versare questa tassa allo Stato. Così si tiene in tasca cifre importanti (il 20% del valore della macchina), che spiegano come fa un operatore senza scrupoli a offrire le “sue” auto a prezzi molto competitivi.
Alcuni degli striscioni appesi fuori dalla concessionaria accusata di aver evaso l'Iva per otto milioni di euro.
LEGGE LACUNOSA - Fino al 2007, l'unico obbligo per il concessionario italiano era quello di chiedere una dichiarazione sostitutiva di atto notorio che certificasse l'avvenuto pagamento di tutti gli obblighi dell’Iva da parte dell'importatore che gli vendeva l'auto. Ma poteva succedere che questa certificazione dichiarasse il falso, generando gravi problemi per quei concessionari che, in buona fede, avevano acquistato auto da importatori disonesti. In caso di accertamento fiscale, la Guardia di Finanza poteva accusare il concessionario di essere in combutta con l'importatore per spartirsi l’illecito guadagno.
COSA È CAMBIATO - Dopo il 2007, una modifica alla normativa ha cercato di porre fine a questo spiacevole stato di cose. Ora, per immatricolare un'auto d'importazione è necessario presentare al Siit (ex Motorizzazione Civile) uno specifico modulo (si chiama F24) che accerta l'avvenuto pagamento dell'Iva.
OTTO MILIONI DI MULTA - Ma la normativa precedente ha generato diversi contenziosi tra i concessionari e l'Agenzia delle Entrate. È il caso de L’Automobile Due di Rovereto, alla quale è stato contestato proprio il mancato pagamento dell'Iva, e che ora si trova a dover sborsare ben otto milioni di euro di multa. La Guardia di Finanza ha scoperto che dei 128 fornitori di questo commerciante, sei hanno evaso l'Iva tra il 2003 e il 2006. “Durante gli accertamenti, i Finanzieri hanno rilevato che 127 auto su 1500 non erano in regola, ma noi avevamo tutti i documenti a posto, quindi non era compito nostro verificare che i fornitori avessero pagato l'Iva o meno”, ha spiegato ad alVolante.it, Rolando Gerola, uno dei titolari della società.
La bara esposta nel piazzale della concessionaria L'Automobile Due come simbolo di una fine forse inevitabile.
PROCESSO PENALE - Con sulla testa la Spada di Damocle di una multa da otto milioni di euro, e un processo penale in corso (sopra i 500.000 euro di evasione è prevista l'applicazione del codice penale), i titolari de L'Automobile Due hanno deciso di iniziare lo sciopero della fame. “Non siamo solo noi a soffrirne, ci sono altri concessionari nelle nostre condizioni”, ci ha detto Gerola, che ha aggiunto: “la Guardia di Finanza ci considera colpevoli e, prima che tutto si concluda, noi avremo già chiuso i battenti. Solo nella provincia di Trento e Rovereto, altri due concessionari sono nelle stesse condizioni de L'Automobile Due. Uno di questi ha già dichiarato fallimento, impossibilitato a pagare la multa di oltre 2 milioni di euro”.
NO COMMENT - Interpellata da alVolante.it, la Guardia di Finanza ha preferito non commentare il caso (d’altronde, c’è un processo in corso), precisando solo che sono emersi diversi elementi (senza specificare quali) che proverebbero la collusione di alcuni concessionari con i soggetti importatori, con lo scopo di evadere l'Iva.