Dal 2012 Alexandre Malval (
foto sopra) è alla guida dei designer
Citroën, ma la sua storia con la casa francese conta ormai quasi 15 anni (con una parentesi triennale nell’altra marca del gruppo PSA, la Peugeot), dopo diverse esperienze nei centri stile della Renault e del gruppo Volkswagen. È a lui che spetta definire lo stile dei modelli col “double Chevron” sul frontale, rispondendone direttamente al numero uno del design di tutto il gruppo PSA, Jeanpierre Ploue. Abbiamo incontrato Alexandre Malval a Francoforte, dove ci ha parlato del prototipo Cactus M (
nelle foto) e di molto altro.
La vostra concept Cactus M ha destato interesse. La vedremo mai su strada?
È stata pensata proprio come un’auto da Salone, non per la produzione. Ha diverse soluzioni simpatiche e innovative, come le superfici lavabili derivate dal mondo del surf o i tappi sul pavimento per fare scivolare via l’acqua. Inoltre, la capote può essere usata per costruire una tenda nella parte posteriore. Pensare però di applicare tutto questo a un modello di serie è impossibile.
Anche nelle auto di produzione il vostro stile è anticonvenzionale. Continuerete su questa linea?
Assolutamente sì. Secondo noi, per un costruttore generalista è l’unico modo per conquistare una propria clientela. Non serve provare a imitare le vetture premium tedesche, semmai è indispensabile darsi un’identità.
Quando parla di identità, intende quella della marca. Non c’è chi esagera in questo?
I nostri modelli sono inconfondibilmente Citroën, ma ognuno esprime la sua forte personalità nell’ambito della propria categoria. Guardate la C1 tra le citycar o la C4 Picasso tra le monovolume... Impensabile applicare a tutta la gamma gli stessi elementi, anche se qualche tratto distintivo si può ritrovare. Per esempio, il prototipo Aircross ha la plancia flottante, come la C4 Cactus, ma declinata per un’auto di categoria superiore.
A proposito della Aircross, l’avete svelata in aprile a Shanghai e ora la mostrate qui. Ma quanto è difficile disegnare auto “globali”?
Per ottenere economie di scala è indispensabile progettare modelli globali, con piccoli adattamenti per i mercati locali. A livello di normative, si pensi per esempio alla protezione dei pedoni, bisogna tenere in considerazione molti più elementi. Ma, parlando di stile, vi assicuro che cinesi, brasiliani ed europei non hanno esigenze poi così diverse. Tutti vogliono vetture moderne, e che sappiano distinguersi. Oggi in Cina sembrano preferire le berline, per lo meno come prima vettura, ma c’è già chi sta passando alle suv, come avviene anche nel Vecchio Continente. E dopo le suv vedremo. Prima o poi lasceranno anche loro il passo a qualcos’altro…
Nel futuro, magari non proprio immediato, ci saranno le auto a guida autonoma. Ci state lavorando come designer?
Tutte le case lo stanno facendo. Auto in grado di guidare da sole possono esprimere stili completamente diversi da quelli a cui siamo abituati.
E delle crossover sportive che ne pensa? Qui a Francoforte ci sono almeno un paio di prototipi interessanti.
Lasciamoli fare ad altri. Potrebbero magari essere prodotti da marchio DS, mentre la Citroën resta un marchio che punta su modelli di larga diffusione. Inoltre non va dimenticato che, come gruppo PSA, dobbiamo cercare degli equilibri nel rispettare le identità di ciascuna marca.
È anche per questo che non c’è mai stata una C4 Wagon? Per non “disturbare” la Peugeot?
La storia è un po’ diversa. Quando è nata la C4 si è poi deciso di investire sulla Picasso, anziché su una familiare. E come era stato per la Xsara, la C4 Picasso si è rivelata un successo. Quindi, per ora va bene così. In futuro chissà…
Come collaborate con i centri stile degli altri marchi del gruppo?
Ognuno deve fare da sé, proprio per mantenere una propria personalità. Ma questo non vuol dire che non ci si scambi informazioni. Per esempio, vengono condivisi gli studi di mercato sui gusti e sulle esigenze della clientela, che sono alla base della progettazione di ogni nuovo modello.
Che importanza ha (e avrà) lo studio degli interni?
Sempre maggiore. Si passa sempre più tempo in auto, guidando sempre meno. Le necessità sono cambiate. Oggi è richiesta una maggiore connettività, oltre alla presenza di numerosi ausili alla guida. Anche questo condiziona il lavoro di noi designer, e ci dà la possibilità di esprimere diversi stili.
Guardando al passato, una vostra icona è la 2CV. Possibile reimmaginarla in chiave moderna?
No: ce lo chiedono in molti, ma non è proponibile. Pensate ai tratti essenziali della 2CV: montanti sottili, carrozzeria snella, ruote sporgenti. Impossibile riproporla con i criteri di sicurezza odierni. Verrebbe fuori qualcosa di sproporzionato che nulla avrebbe a che vedere col modello che ha impazzato in Europa per tanti anni. Inoltre non va trascurato che quest’auto direbbe poco ai clienti di Cina e Brasile, su cui oggi puntiamo insieme a quelli del Vecchio Continente.