RIFORNIMENTO O SALASSO? - I social sono pieni di meme sul caro carburanti, come i 10 euro di benzina che si traducono nel far annusare all’automobilista la pistola erogatrice: la satira esagera sempre, ma i prezzi impazziti sono un dato più che reale tanto che il ministro Cingolani ha definito la crescita dei prezzi "non correlata alla realtà dei fatti, una spirale speculativa su cui guadagnano in pochi, una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini". Il muro psicologico dei 2 euro al litro è stato superato di slancio e si parla perfino di 3 euro, equivalenti a poco meno di 6.000 delle vecchie lire. Da più parti si suggerisce di modificare la tassazione, che comprende l’Iva del 22% e le famigerate accise, una tassa sulla produzione e il consumo di beni. Ricordiamo che le accise finanziano anche cose ormai prive di senso, come la ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963) o dell’alluvione di Firenze (1966): non le si elimina anche per fare cassa. I gestori delle stazioni di servizio, allarmati dalla contrazione dei consumi causata dai prezzi proibitivi, chiedono di abbassare l’Iva dal 22 al 5% mentre fra i partiti si fa strada la proposta di sterilizzare l’Iva sui rincari e abbassare le accise.
AGIRE SU PIÙ FRONTI - L’Ansa riporta infatti che il relatore del disegno di legge che convertirà il decreto bollette, Luca Squeri di Forza Italia, ha detto che "Proporrò la sterilizzazione dell'lva sui carburanti, perlomeno per la quota dovuta agli aumenti più recenti. Si parla di circa 10 centesimi al litro, non molto rispetto all'impennata dei prezzi, ma almeno è qualcosa". Fdl, Forza Italia e Lega chiedono un intervento sulle accise mentre i gestori di Faib Confesercenti, Fegica Cisl, Figisc/Anisa Confcommercio propongono il ritorno della cosiddetta “accisa mobile”, ossia una sua diminuzione per compensare le maggiori entrate dell’Iva derivanti dall’aumento dei prezzi. Le condizioni per la sua applicazione - il prezzo del petrolio aumentato di più del 2% rispetto al valore definito nel Dpef e il fatto che nel bimestre precedente la sua quotazione internazionale non sia diminuita di pari percentuale - sono (purtroppo) ampiamente rispettate. Il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, aveva detto al TG3, il 24 febbraio che “ritengo che il Governo debba intervenire come ha fatto contro il caro-bollette. L’aumento dei prezzi ha determinato maggiori entrate, che stimo in circa 1-1,5 miliardi euro, e quindi si potrebbe pensare ad una sterilizzazione dell’IVA”.
PROVIAMO CON LE SCORTE - Ricordiamo che, anche se il prezzo alla pompa aumenta molto, il ricavo dei gestori rimane lo stesso, pochi centesimi al litro. La rilevazione settimanale sui prezzi medi del 7 marzo diceva che sulla quotazione di 1,953 euro/litro, le accise pesavano per 0,728 euro e l’Iva per 0,352 euro. Un’altra contromisura è il ricorso alle scorte: l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) già il 4 marzo ha comunicato che “i paesi membri dell'IEA hanno deciso di mettere a disposizione del mercato 61,7 milioni di barili delle loro scorte petrolifere di emergenza”. Questi 9,5 miliardi di litri sembrano molti ma sono solo il 3% delle scorte totali; l’Italia ha rilasciato circa 2 milioni di barili, il Giappone 7,5 milioni e persino il Lussemburgo ha contribuito con 109 mila barili. Ci si muove anche contattando gli Stati esportatori disposti ad aumentare la loro produzione.
IL TRASPORTO È IN DIFFICOLTÀ - In questo quadro uno dei settori che soffre di più è il trasporto merci, al punto che Trasportounito ha comunica che “a partire da lunedì prossimo, 14 marzo, le aziende di autotrasporto sospenderanno a livello nazionale i loro servizi per causa di forza maggiore’”. L’associazione precisa che non si tratta di uno sciopero né di una rivendicazione specifica bensì di un’iniziativa finalizzata a coordinare le manifestazioni sullo stato di estrema necessità del settore.