Il caso più recente a Livorno, verso la fine di luglio: una bambina di un anno e mezzo, rimasta chiusa nell’auto parcheggiata sotto il sole, è deceduta poche ore dopo il ricovero in ospedale. In Italia, negli ultimi otto anni, sono almeno cinque i piccini morti per ipertermia (l’aumento della temperatura corporea oltre il limite fisiologico); negli Usa, si registra addirittura una quarantina di casi l’anno. Le statistiche riguardanti il numero dei bambini dimenticati dai genitori nell’auto parcheggiata sotto il solleone estivo riportano cifre drammatiche (vedi la news QUI): alla ricerca di una spiegazione per un fenomeno così drammatico, ne abbiamo discusso con il dottor Vincenzo Villari, primario di psichiatria della Città della Salute e della Scienza di Torino.
Perché un genitore dimentica il figlio in auto?
Questi episodi si ripetono con una certa frequenza, alcune decine l’anno nel mondo, e sono tutti dovuti a un vuoto di memoria. Si verifica un evento apparentemente impossibile, cioè si dimentica il proprio figlio, la cosa più cara che si ha. Questo per un funzionamento anomalo della parte cosciente della nostra mente, che noi erroneamente consideriamo infallibile. Le anomalie possono coinvolgere qualsiasi elemento. Infatti, se possiamo dimenticare le chiavi, potenzialmente possiamo fare altrettanto con un figlio. Ecco perché, nei casi in cui l’errore è assolutamente da evitare, vi sono rigide procedure che si devono ripetere meccanicamente, anche se sembrano superflue. È il caso, per esempio, dei “check” dei piloti prima del decollo. Oppure della conta delle garze in sala chirurgica.
Queste dimenticanze sono fatti spiegabili?
Di solito no, non ci sono cause evidenti. Al massimo, ci sono possibili concause legate al mondo esterno. Ossia stress, emozioni, carenza di sonno e cambiamenti nella routine quotidiana. Per esempio, nel più recente episodio, la madre ha invertito il giro che faceva tutte le mattine. Incidono anche terapie farmacologiche o malattie organiche concomitanti. Poi sono da citare anche i fattori legati al mondo interno o inconsci che appaiono più improbabili o scandalosi. Mi riferisco al genitore che, sotto stress fortissimo, è spinto dall’inconscio ad abbandonare il piccino, che pure adora, ma a cui non riesce a dare le amorevoli cure necessarie.
Quali le conseguenze per il genitore?
Devastanti dal punto di vista emotivo, con disperazione, angoscia, sensi di colpa, e un lutto che sarà difficile da elaborare nel resto della vita. Poi ci sono gli effetti nella relazione con l’altro genitore. Può un rapporto sopravvivere a un tale evento? Infine, l’aspetto cognitivo. Spesso non si recupera il ricordo di ciò che è realmente successo, e resta attiva la memoria degli eventi che sarebbero dovuti accadere, anche se evidentemente le cose non sono andate così. È il caso del genitore che dice “ricordo di averlo accompagnato a scuola, niente di diverso”.
Esiste un antidoto a questi drammi?
L’unico vero antidoto è ripetere una serie di operazioni per non dimenticare il bimbo in auto. È quello che fanno il pilota o il chirurgo negli esempi citati prima. Oppure un sistema d’allarme, che alla chiusura della vettura avverta della presenza del piccino a bordo. Ma questa è materia da ingegneri.