DEBUTTO NEL MOTORSPORT - Se guidate una vettura giapponese o coreana a
Gpl, probabilmente l’impianto a gas è della piemontese BRC. Attiva fin dagli anni 60, la
BRC Gas Equipment è una delle più importanti aziende specializzate nella progettazione e nella costruzione di impianti a Gpl e a metano: presente in 70 nazioni, non solo fabbrica più di 500mila kit di trasformazione a gas all’anno, ma in certi casi li monta per conto delle case (anche europee) direttamente sulle vetture nuove, presso la propria linea di montaggio a Cherasco (Cuneo). Dal 2010 è però attivo anche il BRC Racing Team, che sperimenta le applicazioni del gas nelle competizioni, partecipando direttamente alle gare con le vetture sviluppate in proprio. Le prime esperienze sono state fatte con una Nissan 350Z e una Seat Leon, entrambe trasformate a Gpl e impegnate nelle corse in circuito. Poi, il lancio della Green Hybrid Cup, il campionato monomarca per le Kia Venga gestito direttamente della BRC, e l’attività nel Campionato Italiano Rally, culminata quest’anno con il debutto nella massima categoria (la R5) della Ford Fiesta condotta dall’esperto Giandomenico Basso. Fino all’ultima prova, la vettura della
BRC ha conteso il titolo alla vettura Peugeot 208 ufficiale del pluricampione Paolo Andreucci (leggi
qui il primo contatto del suo bolide da rally). Anche se il primo posto è sfumato per soli due punti, il secondo è un risultato eclatante per un’auto alla sua prima stagione, alimentata a Gpl e gestita dalla sola BRC, senza il supporto diretto della casa madre. Proprio questo bolide da rally, insieme alla Kia Venga della Green Hybrid Cup e alla Suzuki Swift R1 da rally, sono le protagoniste del test, che si è svolto nel kartodromo di Busca, in provincia di Cuneo.
QUATTRO CHIACCHIERE CON GIANDOMENICO BASSO - “Quando mi diverto, so che vado forte, perché mi piace guidare”, questa la risposta di Giandomenico Basso quando gli abbiamo domandato cosa significasse correre con una belva a Gpl, mentre affrontavamo un primo giro della pista per prendere confidenza con la “sua” Fiesta. Trevigiano, classe 1973, ha corso un centinaio di rally, vincendo un titolo intercontinentale IRC, due titoli europei e uno italiano. Il secondo gli è sfuggito per poco, proprio alla guida della Ford Fiesta categoria R5 (quella per le vetture da rally più sofisticate) preparata dalla BRC. “Non c’è differenza” prosegue Giandomenico, “nel guidare un’auto da rally a Gpl o a benzina”. Va detto, però, che rispetto alle sue rivali, la Fiesta BRC pesa 60 kg in più per via della bombola del gas che, fra l’altro, ha costretto ad alzare e il baricentro dell’auto. Limiti che il regolamento non prevede di compensare concedendo qualche vantaggio. “I punti di forza della nostra Fiesta” dice ancora Basso, “sono la buona disponibilità di coppia del motore anche ai bassi regimi e la versatilità dell’auto, capace di adattarsi a qualsiasi tipo di fondo stradale”. Il momento più bello vissuto quest’anno nel campionato italiano rally? “La vittoria nella prima prova della stagione, al rally del Ciocco, che ha segnato anche il nostro debutto. Non ci aspettavamo subito un simile risultato e le potenzialità della Fiesta BRC hanno lasciato tutti sbalorditi”. E dire che l’azienda piemontese non ha avuto molto tempo per preparare l’auto. Acquistata dalla M-Sport di Malcolm Wilson (che, anche se non in forma ufficiale, è il reparto corse della Ford che segue i rally), la Fiesta di Basso è arrivata a Cherasco a fine gennaio per essere preparata e trasformata a Gpl e già a metà marzo ha colto la sua prima vittoria.
FORD FIESTA R5 - Ricevute le “dritte” da Giandomenico, è il momento di guidare da soli la Ford Fiesta R5. Il 1.6 turbo dotato del sistema di iniezione BRC LDI, che immette direttamente nei quattro cilindri il Gpl in forma liquida, eroga 280 cavalli. Anche se si può contare su quattro ruote motrici, la notevole potenza nel tortuoso tracciato del kartodromo va gestita con attenzione: l’assetto sovrasterzante della macchina e lo sterzo molto diretto sono garanzia di agilità, ma richiedono una guida di precisione chirurgica. Il motore spinge con ferocia fin dai bassi regimi, agevolato dai cinque corti rapporti del cambio sequenziale che s’inseriscono velocissimi tirando indietro la lunga leva (per salire di marcia) o in avanti (per scalare), anche senza premere la frizione. Se si esagera in ingresso di curva, bisogna essere lesti nel controsterzo ma, in ogni caso, si può contare su freni prontissimi. Presa un minimo di confidenza, attiviamo il “bang” (dà più pressione al turbo) con i tasti nella piccola plancetta fra i sedili e la spinta sembra quasi raddoppiare. L’auto infonde sicurezza e diverte, ma senza averlo saputo prima, non ci saremmo accorti che è a Gpl.
KIA VENGA 1.6 LPG HYBRID - Passiamo alla piccola monovolume della Green Hybrid Cup, che si disputa negli autodromi italiani e stranieri, compreso il celebre Nürburgring. Si può dire che sia l’unica ibrida a Gpl e a corrente: il 1.6 a iniezione di gas (in forma gassosa) deriva da quello di serie ma, con l’aggiunta di un turbocompressore centrifugo azionato da una cinghia collegata al motore, eroga 160 CV invece di 90. Un ulteriore plus di 25 cavalli arriva premendo il tasto sul volante che attiva i due motori elettrici calettati ai mozzi delle ruote posteriori e alimentati da una batteria. Dotata di trazione anteriore (che diventa integrale solo quando le unità a corrente sono in funzione) e di cambio sequenziale a cinque marce, la Venga va guidata con decisione nelle strette curve del kartodromo, dove è prezioso l’intervento del differenziale autobloccante, e il “boost” dei motori elettrici si può utilizzare solo nei due brevi rettilinei. L’auto ha reazioni dirette e, proprio per questo, così genuine da renderla assai appagante.
SUZUKI SWIFT 1.6 R1 GPL - Delle tre, è l’auto da gara più vicina a quelle di serie: ha corso nella categoria R1 (quella delle macchine meno preparate) del Campionato Italiano rally e, simultaneamente, nel Suzuki Rally Trophy dove si è fatta valere nei confronti delle “sorelle” a benzina, vincendo con Michele Tassone il titolo riservato ai piloti della casa giapponese. Il 1.6 aspirato resta quello di serie (con 140 CV invece di 136), come il cambio manuale (solo i rapporti sono accorciati); all’assetto specifico per le corse (con ammortizzatori regolabili) si aggiunge il differenziale autobloccante. Corta e leggera, la Swift è a suo agio nel kartodromo: non ha un allungo fulminante, ma è maneggevole e composta nelle curve, facendosi apprezzare per la facilità di guida, che ha ereditato dalla versione di serie.