LE RICHIESTE DI BRUXELLES - L’Italia è nel mirino dell’Unione europea per i suoi conti in “profondo rosso” e la scarsa propensione dimostrata a prendere misure capaci di invertire la tendenza. Di fronte alle osservazioni critiche dell’Europa (che ha richiesto tagli per almeno 3,4 miliardi di euro), il governo ha inviato alle autorità di Bruxelles una nota in cui si preannunciano misure contro l’evasione e altri interventi volti a far introitare maggiori somme alle casse dello stato. Nella nota si legge: “Lo sforzo di aggiustamento includerà misure come l'imposizione indiretta, le accise e ulteriori miglioramenti delle politiche adottate recentemente, con risultati soddisfacenti, per il recupero dell'imponibile”.
IL CONFRONTO SCONTRO CON L’UE - La lettera del governo non è stata apprezzata dalle autorità comunitarie, che l’hanno considerata evasiva e poco impegnativa, tanto da far circolare l’ipotesi che se non ci saranno novità sarebbe inevitabile una procedura di infrazione contro l’Italia. Di fronte a tale minaccia il ministro Padoan ha dichiarato in Senato che iniziative volte a soddisfare le richieste della Ue saranno prese entro aprile. E tra le misure più facili da prendere c’è l’aumento delle accise, cioè le tasse che gravano sui prodotti petroliferi, benzina e gasolio in testa.
PER APRILE LA MANOVRA - Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha affermato in Senato che “la prospettiva di una procedura di infrazione sul terreno economico-finanziario è allarmante perché ridurrebbe l’autonomia decisionale dell’Italia” e costerebbe al paese diversi miliardi, con conseguenze sulle prospettive di rilancio dell’economia (si tratterebbe della sospensione dei finanziamenti europei e di multe per circa 9 miliardi). Anticipando così che qualche misura sarà per forza adottata. Il ministro ha annunciato che ciò avverrà entro il prossimo aprile, e per qualche misura anche prima.
LE PROTESTE DEI CONSUMATORI - L’ipotesi di un ennesimo ritocco ai prezzi di benzina e gasolio ha fatto scattare le prese di posizione delle associazioni dei consumatori, che hanno in coro criticato il ricorso alla tassazione dei carburanti per affrontare i problemi di bilancio.
FEDERCONSUMATORI E ADUSBEF - "Come sempre, quando il Governo non sa dove reperire rapidamente e facilmente risorse per esigenze di bilancio, si attinge dal “Pozzo di San Patrizio” delle accise sulla benzina" hanno affermato in un comunicato comune Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, rispettivamente presidente della Federconsumatori e dell’Adusbef. Nello stesso documento viene ricordato come la tassazione sui carburanti ha effetti sull’intera economia, dato che "l’86% delle merci viaggia su gomma".
CODACONS - Analoga la posizione espressa dall’altra organizzazione dei consumatori, il Codacons. Il presidente Carlo Rienzi ha dichiarato: "Gli automobilisti italiani sono senza dubbio la categoria più tartassata d’Europa. Lo dimostrano i numeri: tra il 2011 e il 2016 le accise sulla benzina sono aumentate complessivamente del 29% mentre quelle sul gasolio sono rincarate addirittura del 46%; percentuali che salgono rispettivamente al +31% e +48% se si considera l’aumento dell’aliquota Iva dal 20 al 22%".
CGIA DI MESTRE - Nel coro di dichiarazioni contrarie al programmato aumento delle accise c’è anche il centro studi di Mestre della Confartigianato. In un comunicato l’organismo si dichiara "Contrario all’eventuale aumento delle accise sui carburanti ipotizzato in queste ore dal Governo". Nella nota la Cgia di Mestre fa presente che dal 2011 al 2016 ci sono stati ben sette aumenti". Ciò ha portato ad avere prezzi della benzina e del gasolio che comprendono tasse rispettivamente per 0,728 e 0,617 euro al litro.