PARLA PER LA PRIMA VOLTA - Oggi, come previsto, a Beirut capitale del Libano, Carlos Ghosn si è presentato davanti ai giornalisti per la sua prima conferenza stampa (guarda il video qui sotto). Il suo primo incontro pubblico dopo la rocambolesca fuga da Tokyo dove si trovava agli arresti domiciliari per le accuse di appropriazione indebita che gli sono state mosse dalla giustizia giapponese. Ghosn ha subito dato fuoco alle polveri lanciando accuse precise: "Sono felice di essere ora con la mia famiglia e i miei cari... dopo essermi battuto per 400 giorni per la mia innocenza e dopo esser stato detenuto in condizioni brutali e contro i principi fondamentali del rispetto dei diritti umani. Ora però posso finalmente parlare”.
SI TOGLIE TANTI SASSOLINI DALLE SCARPE - E in effetti parla: “Le accuse nei miei confronti non sono vere e io non avrei mai dovuto essere arrestato. Non sono fuggito dalla giustizia, ma dall’ingiustizia e dalla persecuzione dopo oltre un anno di prigionia”. Il racconto dell’ex numero del gruppo franco giapponese procede senza soste fino al prevedibile colpo finale nei confronti dell’azienda che ha guidato per tanti anni. La Nissan viene infatti accusata, al pari dei giudici giapponesi, di aver ordito un complotto ai suoi danni. Secondo le sue stesse parole: “la società automobilistica e la giustizia nipponica avrebbero orchestrato una campagna e un complotto contro di me”. Secondo l'ex manager, i suoi guai sarebbero infatti iniziati nel 2017, quando sono cominciate le perdite per la Nissan: “c'era molto nervosismo ed è allora che hanno concepito il complotto con la procura".
UN COMPLOTTO - Poi con l’arrivo in Nissan di Hiroto Sakawa ceo di Nissan dal 2017 al 2018, i risultati sono crollati: secondo Ghosn “era lui il responsabile, doveva trovare lui le soluzioni". L'altro motivo all’origine del complotto sarebbe la legge Florange, che ha portato lo stato francese ad aumentare la sua influenza su Renault e quindi su Nissan. "Non volevano che la Renault acquisisse maggiore peso nell'Alleanza. Pensavano che facendo fuori me avrebbero risolto il problema". E poi ancora, rispondendo alla domanda di una giornalista italiana, Ghosn dice che “nel 2017 la Renault si stava preparando per l’accordo con FCA. Ho trattato io con John Elkann. È stata persa una grande opportunità, ma FCA si è unita a PSA. Incredibile, come si fa a perdere questa enorme opportunità di diventare il player dominante in questo settore?”.
LE ACCUSE - E poi la ciliegina sulla torta: “Potrei fare tutti i nomi delle persone coinvolte nel complotto”, sibila Ghosn, “ma, nel caso, lo farò nelle sedi opportune, per non nuocere agli interessi del Libano”. Insomma la partita per Ghosn è sempre aperta. Certo il manager di origine libanese ha urlato al mondo la sua innocenza rimandando al mittente tutte le accuse, d’altra parte ma pensare che si tratti di un colossale complotto globale per estrometterlo dai giochi è difficile da credere. Ricordiamo che i suoi accusatori, cioè la Nissan e la procura giapponese, sostengono che il manager libanese abbia presentato false dichiarazioni al fisco e abbia sottratto indebitamente di milioni di dollari dalle casse del costruttore facendole transitare da società di comodo nei paesi medio orientali.