NON C’È DUE SENZA TRE - Era l’inizio degli anni 80 quando nella mente di Serge Gevin (artista francese, consulente storico della
Citroën per brochure pubblicitarie e stand espositivi ma, soprattutto, ideatore di due fortunatissime serie speciali della
Citroën 2CV, la Spot, bianca e arancione, del 1976, e la Charleston del 1980) sbocciò l’idea di una nuova “fuoriserie” della vetturetta francese. Ispirata, questa volta, ai colori e alle luci della piccola isola nell’Atlantico, a 30 km dalla costa, che Gevin aveva da tempo eletto a suo buen retiro: avrebbe dovuto essere una 2CV bianca e gialla, con un sapore di marinaresco e di estivo, e si sarebbe dovuta chiamare, molto appropriatamente, Soleil. Un’auto, insomma, ispirata a quella joie de vivre, la gioia di vivere, che già aveva dato lo spunto per uno dei primi slogan pubblicitari per la Citroën 2CV, nel 1948.
È GIALLA? PECCATO - Quell’auto, in realtà, non sarebbe mai nata. Almeno, non ancora: come lo stesso Gevin racconta oggi, infatti, al direttore generale della Citroën dell’epoca il giallo… non piaceva. Opinione diversa, invece, quella che ha spinto i vertici della Citroën Italia a dare alla luce, oggi, quella piacevolissima 2CV: naturalmente in esemplare unico, invece che in serie limitata, ma pur sempre un’operazione importante per completare il mosaico della storia del modello con un tassello tanto importante quanto insospettato.
SCUSATE IL RITARDO… - Già: ma come procedere nella pratica? Nessun problema per il reperimento della “ricetta” estetica, da applicare peraltro a una meccanica del tutto di serie: Serge Gevin non attendeva altro che fornire a chi di dovere le istruzioni per la realizzazione della vettura. “La scocca bianca, i parafanghi gialli, così come il cofano posteriore e la capote. I paraurti devono essere bianchi, come le ogive dei fari, e bianchi anche i cerchi delle ruote. Sul bagagliaio il disegno di un salvagente e, sulle portiere, un cappello da lupo di mare e una pipa. Interni rivestiti in stoffa di cotone blu, da abbigliamento marittimo, con impunture gialle”. Per tradurre in pratica il tutto, la filiale italiana della casa francese ha così fornito una Citroën 2CV Club del 1982 (la stessa “base” da cui la Soleil avrebbe dovuto nascere), fortemente bisognosa di un buon restauro, a uno specialista al di sopra di ogni sospetto: Guido Wilhelm, titolare dell’Atélier 2CV di Greggio, alle porte di Milano, un’autorità a livello globale nel restauro di questo modello e dei suoi derivati, quali la Dyane e la Mehari.
LE STESSE TECNOLOGIE - Wilhelm non si è fatto ripetere due volte la proposta e, rimboccatosi le maniche, in soli due mesi (contro gli otto che, in media, un lavoro di questa portata comporterebbe), ha “sfornato” la vettura che vedete in queste foto. Ricostruendola con le stesse tecnologie e gli stessi materiali che la casa avrebbe impiegato all’epoca: dalla saldatura a punti dei lamierati della scocca alla verniciatura della carrozzeria con smalti “a lucido diretto”, da tempo non più in uso nella grande industria. Che dire? Ne valeva davvero la pena: la Citroën 2CV Soleil si presenta oggi esattamente come se fosse uscita dalle linee di montaggio della Citroën più di 30 anni fa. Resta il rammarico di non poterla annoverare tra le serie speciali della piccola francese andate regolarmente in produzione: come le “sorelle” sarebbe stata un successone, c’è da scommetterci.