QUATTRO ANNI DI LAVORO - L’associazione non-profit Center for International Environmental Law (CIEL) ha pubblicato centinaia di documenti sul tema del cambiamento climatico, i quali dimostrano che le grandi compagnie petrolifere erano informate fin dagli Anni 60 circa la pericolosità di tali variazioni. Il lavoro di raccolta svolto dalla CIEL è durato quattro anni ed ha coinvolto un’associazione dedita alla salvaguardia dell’ambiente: la CIEL venne fondata nel 1989 e si impegna a promuovere i diritti civili e a favorire lo sviluppo di una società più sostenibile a livello ambientale. I documenti rivelano ad esempio che un primo allarmante studio venne sottoposto già nel 1968 all’American Petroleum Institute, ovvero la principale organizzazione professionale statunitense nel ramo dell’ingegneria petrolchimica: il testo metteva in guardia sui rischi legati alle emissioni di anidride carbonica (CO2), ritenuta già allora una minaccia per l’ambiente.
AVVERTIMENTI FONDATI - In quell’epoca non si parlava ancora di cambiamento climatico e l’opinione pubblica era poco sensibile all’argomento, ma i documenti pubblicati dalla CIEL dimostrano che l’industria del petrolio era stata messa in guardia per tempo. Fra i documenti pubblicati dalla CIEL c’è ad esempio un rapporto del 1968, elaborato dagli scienziati dello Stanford Research Institute, che metteva in relazione l’aumento della CO2 con il possibile incremento delle temperature a livello globale. Quel documento si chiamava The Robinson Report. Al suo interno era contenuto un allarme molto ben circostanziato: “se le temperature cresceranno in maniera significativa, il risultato può essere lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento dei mari, il riscaldamento degli oceani e seri danni all’ambiente su scala globale”. Le conseguenze sono quelle su cui ci si interroga in questi anni, con dati molto più approfonditi ed una maggiore conoscenza della materia.
COLPE EVIDENTI - Il The Robinson Report venne pubblicato dagli scienziati Elmer Robinson e RC Robbins, i quali formularono una previsione che si sarebbe rivelata corretta: a loro avviso l’utilizzo incontrollato di combustibili fossili avrebbe determinato un aumento della CO2 nell’atmosfera fino a 400 parti entro il 2000, valore raggiunto (e superato) nel 2015 dopo un balzo record sul 2014. L'eccessiva CO2 è responsabile delle variazioni negli equilibri naturali: fa da schermo ai raggi solari che colpiscono la terra impedendo loro di uscire dall'atmosfera creando il cosiddetto effetto serra, che determina il surriscaldamento del pianeta e quindi gravi conseguenze sul clima. Un altro fra i documenti raccolti della CIEL racconta l’esempio della Humble Oil (oggi ExxonMobil), che affidò allo scienziato H.R. Brannon il compito di effettuare ricerche sulla pericolosità della CO2: lo studio provò l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera e giudicava colpevole i combustibili fossili. H.R. Brannon ed i suoi collaboratori sovrastimarono però l’influenza degli oceani, dove si pensava che la CO2 sarebbe rimasta a lungo prima di ritornare nell’atmosfera. In questo modo la sua effettiva pericolosità venne sottovalutata.
UN SECOLO DI DISCUSSIONI - La CIEL data al 1919 l’inizio delle discussioni negli Stati Uniti sull’inquinamento ambientale. Il primo atto formale d’impegno venne ratificato però nel 1946: a Los Angeles, dopo le prime lamentele dei cittadini, si trovarono a Los Angeles i responsabili delle organizzazioni Western Oil e Gas Association, che formarono un comitato per iniziare ad affrontare la questione. All’incontro erano presenti i responsabili di alcune fra le principali compagnie petrolifere dell’epoca, come ad esempio la Union Oil e la Standard Oil of California (entrambe poi inglobate dalla Chevron), la Esso (oggi ExxonMobil) e la Shell. L’incontro terminò con la nascita di uno specifico comitato, chiamato Smoke and Fumes Committee, che avrebbe finanziato indagini scientifiche su varie forme di inquinamento atmosferico. Lo Smoke and Fumes Committee ricevette mandato nazionale nel 1952 e sostenne indagini che dimostrarono l’effettiva pericolosità della CO2, che non venne affrontata per tempo.