NECESSITÀ DI UNA REGOLAMENTAZIONE - La frase ‘I dati delle automobili’ ha senso da quando è comparsa la gestione elettronica dei veicoli e le prese per le diagnosi dato che in precedenza c’era nulla da registrare. In questi ultimi anni, con la diffusione dei veicoli connessi e il dilagare dei controlli e dei bus di dati, le informazioni dei veicoli sono aumentate a ritmi esponenziali. Questo ha creato molte prese di posizione, espressione di interessi in conflitto fra di loro riguardo queste preziose stringhe di bit.
La madre di tutte le domande è: di chi sono i dati delle automobili? La Fia ha sollevato la questione con la campagna ‘My car my data’ (qui la notizia), orientata alla salvaguardia della privacy degli automobilisti. Le Case, dal canto loro, vedono nei prodotti software e nei servizi in abbonamento basati sui dati un modo di aggiungere pingui profitti ai loro bilanci.
Dal canto loro gli operatori dell’aftermaket indipendente, quali officine, carrozzerie e ricambisti, premono perché l’accesso ai dati delle automobili sia regolamentato e reso possibile anche a loro.
I DATI? UN REBUS - La Commissione Europea sta lavorando a regole per garantire un accesso equo, per le aziende e l'industria, ai preziosi dati sulle auto ma non è ancora in grado di fornire una data sulla loro pubblicazione. A fare da sfondo la pesante concorrenza delle società tecnologiche statunitensi e cinesi, interessate a un mercato che, secondo Fortune Business Insights, potrebbe valere fino a 400 miliardi di euro entro il 2030.
Stellantis, per esempio, punta molto sul software e relativi servizi (qui per saperne di più) mentre Mercedes assegna al suo MB.OS anche il compito di collegare i dati attraverso un cloud proprietario (qui la notizia). La proprietà di questi dati, tuttavia, non è chiaramente definita nel diritto dell'UE è questo ha portato all'attuale controversia tra le case automobilistiche e coloro che vogliono accedere alle informazioni.
Pensiamo all'automobile di marca M, di proprietà di Tizio ma guidata da Caio: quest’ultimo ha collegato il suo smartphone, che accede al web tramite la rete dati dell’operatore Y, al sistema di entertainment basato su Android. In tutto questo anche il veicolo ha un accesso alle reti cellulari perché dev’essere in grado di lanciare una chiamata automatica di emergenza e-Call: quali sono i dati e di chi sono (del veicolo, del cellulare, del guidatore...)?
PROPOSTA EUROPEA - Per sbrogliare la matassa "la Commissione sta lavorando alla preparazione di una proposta sui dati di bordo ed essa cercherà di integrare la proposta di Data Act del febbraio 2022. In questa fase non possiamo anticipare il contenuto della valutazione d'impatto finale e la successiva tempistica per l'adozione", ha detto da un portavoce dell'esecutivo dell'UE all’agenzia Reuters. L'associazione delle case automobilistiche europee, ACEA, ha espresso “preoccupazione perché alcune delle norme della proposta europea presuppongono requisiti che sono impraticabili". Pur riconoscendo diritto dei consumatori di possedere e condividere i dati del proprio veicolo, ha ribattuto che i requisiti scritti nel Data Act “creeranno incertezza giuridica su come i dati sensibili per l'azienda verranno gestiti e ulteriormente condivisi una volta divulgati. Questo probabilmente limiterà la quantità e la qualità dei dati raccolti ed elaborati dalle aziende”.
IL PUNTO DI VISTA DEGLI INDIPENDENTI - Anche gli altri attori in gioco hanno preso posizione. L’associazione dei concessionari e riparatori indipendenti CECRA ha affermato che il Data Act per come è scritto "non è sufficiente a creare una concorrenza effettiva nei servizi automobilistici e di mobilità basati sui dati". L’organizzazione prende atto che la proposta offre agli utenti dei veicoli la possibilità di rivendicare l'accesso ai loro dati e di condividerli con terze parti quali le officine ma ha rilevato che le Case automobilistiche possono accedere a funzioni e risorse del veicolo ‘invisibili’ ai fornitori di servizi indipendenti. Questo “impedisce agli indipendenti di sviluppare e offrire in condizioni di parità servizi interessanti e convenienti agli utenti finali".
Una presa di posizione analoga si registra da parte di CLEPA, l’associazione dei fornitori automotive. L’organizzazione fa anzitutto presente che il passaggio ai veicoli elettrici con nuove architetture elettroniche imporrà all'industria automobilistica europea una trasformazione senza precedenti, comprese la sfida della manutenzione di questi veicoli.
APPREZZAMENTI E RISERVE - CLEPA apprezza il Data Act Europeo, che copre molti settori, ma vede la necessità di una legislazione specifica del settore automotive per garantire un mercato dei servizi basato su un accesso equo e competitivo per tutti i fornitori di servizi, a vantaggio dei consumatori. Nel corso di un convegno organizzato da CLEPA, Angelica Petrov, consigliere dell'eurodeputato Alin Mituta, ha parlato del punto di vista del Parlamento Europeo sul Data Act, evidenziando le sfide per raggiungere un equilibrio tra la protezione della proprietà intellettuale e dei segreti industriali e la condivisione generale dei dati fra i vari soggetti.
Ma i dati servono anche per gli aggiornamenti software, la capacità tecnica dei quali è stata valutata rilevante mentre la sicurezza informatica e l'accesso ai dati a bordo del veicolo sono stati visti come i principali problemi di concorrenza nell'aftermarket. Una curiosità: secondo il Boston Consulting Group e CLEPA entro il 2030, in uno scenario neutro, le flotte avranno il 15% circa di tutte le automobili, il 62% delle quali saranno elettrici a batteria.