IN GERMANIA PAGANO - Nonostante siano trascorsi ormai cinque anni dallo scandalo Dieselgate, il Gruppo Volkswagen continua a pagare risarcimenti ai consumatori truffati. E come abbiamo ricordato nelle scorse settimane (qui la news) l’ultimo “tributo” prevede l’indennizzo di 250 mila clienti tedeschi che avevano promosso una class action, a cui il colosso di Wolfsburg sborserà 620 milioni di euro. Ai singoli proprietari verranno corrisposti tra i 1.350 e i 6.257 euro a seconda del modello e dell’età del veicolo.
E IN ITALIA? - In Italia, invece, la situazione sembra ancora non ben definita. Nel senso che il Pm della Procura di Verona ha chiesto l’archiviazione definitiva per i vertici italiani della compagnia tedesca coinvolti nella vicenda Dieselgate: l’ipotesi era quella di frode in commercio. Quanto basta per provocare le proteste del Codacons: l’archiviazione, sostiene l’associazione, finirà col rendere inutile l’enorme mole di lavoro svolto nel corso delle indagini. Lavoro che aveva dimostrato in modo inconfutabile l’installazione di una centralina che manipolava i dati sulle emissioni di ogni singola vettura. Ragion per cui di fronte alla richiesta del pm di Verona il Codacons ha già annunciato di volersi opporre, dato che, secondo loro, in tutto il mondo è stato riconosciuto l’utilizzo di un software ingannevole e solo i tribunali italiani si ostinano a negarne l’esistenza.
LA CLASS ACTION ITALIANA - Da ricordare che anche Altroconsumo ha intentato nei confronti della Volkswagen Italia una causa civile e, secondo l’organizzazione di consumatori, la richiesta di archiviazione del Pm è ininfluente rispetto alla class action. Recentemente Altroconsumo ha dichiarato che il lavoro eseguito dai consulenti del pubblico ministero di Verona andrà a integrare la loro relazione finale nella class action depositata presso il tribunale di Venezia, che vorrebbe dimostrazione illeciti (civili) commessi dal costruttore a danno dei consumatori. L’ultima udienza della class action italiana si era tenuta il 4 marzo 2020: all’epoca il giudice si era riservato di valutare le varie istanze presentate dalle parti, senza fissare una data per l’udienza successiva. Udienza che a causa della pandemia di Coronavirus, non è ovviamente ancora stata stabilita. La storia continua...