Con un ragionamento paradossale, potremmo considerare la Volkswagen un successo postumo di Adolf Hitler, se è vero che “l'auto del popolo” fortemente voluta nel 1934 dall'allora Cancelliere del Reich tedesco (“non deve costare più di una motocicletta e consumare poco carburante”) e realizzata nel 1937 si è rivelata, a quasi ottant'anni di distanza, il fondamento di un gruppo industriale dai prodotti diffusi, apprezzati e “popolari” in tutto il mondo come è la holding che raggruppa 12 marchi internazionali fra cui Audi, Seat e Škoda. Il veicolo per tutti che avrebbe dovuto mettere insieme i concetti di “volk” (popolo) e “wagen” (vettura) fu affidato a Ferdinand Porsche e nel 1938, due anni dopo l'esame di tre diversi prototipi (una cabriolet e due berline), venne gettata la prima pietra della fabbrica attorno a cui avrebbe dovuto sorgere una nuova città industriale nella Bassa Sassonia, Wolfsburg.
La guerra però incombeva e il progetto Typ 1 venne convertito da civile a militare, determinando la nascita della celeberrima Kübelwagen (“auto-tinozza”), mezzo di trasporto leggero degli ufficiali della Wehrmacht, e dell'anfibia Schwimmwagen (“auto che nuota”). A ostilità finite, la fabbrica della Volkswagen venne riaperta e la produzione ripresa, sotto la direzione di Heinz Nordhoff e grazie a una joint-venture anglo-tedesca di uomini volitivi, incarnata da Ivan Hirst, maggiore dell'esercito britannico, e dal figlio d'arte Ferdinand Anton Porsche (che nel 1997 avrebbe ceduto metaforicamente il posto al nipote Ferdinand Piech). La casa di Wolfsburg deve il proprio successo essenzialmente a due veicoli, la Typ 1 o 1200, evoluta in vario modo con i nomignoli di “Maggiolino” e “Maggiolone”, e la Golf, costruita in diverse serie. La Maggiolino rappresentò un miglioramento e un aggiornamento del progetto d'anteguerra e si rivelò un successo assoluto, essendo stata commercializzata in 21.529.464 esemplari e per 65 anni di fila, venendo assemblata in Europa fino al 1978 e in America Latina dall'anno seguente; la Golf arrivò invece nel '74 ed è stata finora prodotta in ben otto serie, compresa la Cabriolet del 1979, l'ultima delle quali nel 2019. In mezzo, per così dire, da quel 28 maggio 1937 in cui venne fondata a oggi, la Volkswagen produsse una sequela di automobili e furgoni che avrebbero dovuto integrare i successi “monomodello” di Beetle e Golf.
Dalla Typ 2, veicolo commerciale di dimensioni medie, alle sportive Typ 83 e, negli Anni 60, dalle 1500/1600 e 411/412 alla K70, berlina media a trazione anteriore e motore raffreddato ad acqua. Il decennio successivo portò con sé un'importante svolta grazie all'ingaggio come designer del giovane e frizzante Giorgetto Giugiaro e alla diffusione della trazione anteriore, che si concretizzò nella Passat (1973), erede della K70, la coupé Scirocco (1979), l'utilitaria Polo (1975), cui si addizionò la Corrado fra il 1988 e il 1995. Seguì l'ubriacatura di modelli dell'ultimo decennio del secolo, con la piccola Lupo nel 1998 (gemella della Seat Arosa, con cui condivideva il pianale), le versioni familiari, denominate Variant, di Golf (1994) e Polo (1997), la concept-car W12 e la monovolume di grosse dimensioni Sharan del 1995, nonché la Vento (1992) e la Bora (1999), rispettivamente terza e quarta serie della ex Jetta.
Il nuovo millennio propiziò inoltre l'introduzione dei propulsori turbodiesel TDI con tecnologia iniettore-pompa, mentre nel 2001 arrivarono i benzina FSI a iniezione diretta, l'ammiraglia Phaeton nel 2002, dotata dello stesso pianale dell'Audi R8, la suv Toureag, parente stretta di Audi Q7 e Porsche Cayenne, la versione cabrio della New Beetle e la monovolume a 7 posti Touran (2003), la Fox, “figlia” della Lupo, la “nuova” Jetta, il modello monovolume Plus della Golf (2005), la Eos (2006), i propulsori TSI twincharged e le versioni Cross di Polo, Golf e Touran, la suv compatta Tiguan, le concept car Up! e Space Up! (2007), la Passat CC e la nuova edizione della Scirocco (2008), la quinta serie della Polo (2009), diventata l'anno successivo la seconda vettura Volkswagen a guadagnare il premio “Auto dell'Anno” dopo la Golf III nel 1992, più il nuovo Beetle, che occhieggia alle forme degli Anni 30, e la up! del 2011. Dopo il Dieselgate, lo scandalo del 2015 legato alle emissioni eccessive dei modelli diesel, la Volkswagen ha lanciato un piano di elettrificazione che ha portato alla creazione di modelli elettrici nati sulla piattaforma modulare specifica MEB. Stiamo parlando delle ID.3, ID.4 e ID.5, sviluppate appositamente per andare solo a corrente.
Il colosso VW, così com'è rappresentato nel celebre simbolo aziendale oltre che nello slogan “Das Auto” (o “L'Auto”), non è stato immune da tentazioni sportive: dalle formule Vee e Super Vee addestrative degli Anni 60 e 70, le cui piccole monoposto fecero da scuola a piloti come i campioni del mondo di F1 Niki Lauda, Nelson Piquet, Jochen Rindt e Keke Rosberg, ai monomarca Polo, Lupo e New Beetle; dalla fornitura di motori per la Formula 3 all'impegno ufficiale nei Rally-Raid con la Touareg e i modelli che l'hanno preceduta (vincendo la Dakar nel 1980, e poi ancora nel 2009, 2010 e 2011); dai rally, dapprima con il Maggiolone negli anni 70, poi con la Golf (1981) e infine con la Polo R WRC (campione per quattro anni di fila dal 2013 al 2016) alla Trans-Am Series yankee con la Scirocco (1976).