Louis-Joseph Chevrolet, originario di La Chaux-de-Fonds, il più grande insediamento abitato del cantone di Neuchâtel, è un imprenditore e pilota automobilistico elvetico al quale dobbiamo la fondazione dell'omonima casa automobilistica americana. A lui è chiaramente riconducibile anche il celebre marchio della “Chevy”, un “+” che tradisce l'analogia con la bandiera rossocrociata della Svizzera, pur se a Detroit il 3 novembre 1911 i capitali per lanciare il nuovo business industriale vennero forniti anche dal finanziere yankee William Crapo Durant, estromesso dalla General Motors dopo una singolare vicenda di indebitamento, e da tre altri partner: William Little, Edwin Campbell e Samuel McLaughlin. Inglobata nella GM come una divisione a sé stante nel 1917 e oggi diffusa in 140 Paesi con un portafoglio di circa 4,7 milioni di veicoli commercializzati l'anno (di cui 1,2 negli Stati Uniti, 630.000 in Brasile e 590.000 in Cina), la Chevrolet ha uno slogan che dispiega senza infingimenti il mito della frontiera americana, “finding new roads” o “cercando nuove strade”. Il primo prodotto fu in effetti un veicolo in concorrenza diretta con l'indovinato modello T della Ford, la Classic Six, disegnata da Etienne Planche.
La “Chev”, che nel 1916 ebbe successo con la 490 Series e invece poca fortuna con la Serie D del 1918, tre anni più tardi disponeva già di stabilimenti distribuiti in tutti gli USA, a New York, Tarrytown, Flint, Toledo, Saint Louis, Oakland e Fort Worth, e a Oshawa, in Canada. Il motto di Alfred Sloan, all'epoca CEO della General Motors, “a car for every purse and purpose”, “un'auto per tutte le tasche e per ogni occasione”, si tradusse in una missione imprenditoriale perfettamente realizzata. Nel 1933 la Standard Six fu la più economica 6 cilindri sul mercato mondiale, ma ciò non basta: se nel secondo dopoguerra l'azienda del Michigan fu in grado di rappresentare al meglio l'industria automobilistica del proprio Paese, fu anche grazie ad alcune intuizioni che la resero popolare presso il grande pubblico, tanto più che nel '63 un'auto su dieci immatricolata negli States era proprio una Chevrolet.
Nel 1953 introdusse la Corvette, una due posti con carrozzeria in fibra di vetro, nel '57 la prima unità motrice ad iniezione di carburante, nel 1960 la Corvair, veicolo con un motore d'alluminio a 6 cilindri contrapposti, raffreddato ad aria, e contemporaneamente i modelli Impala del '58 (una “full-size” apprezzata per almeno un ventennio malgrado ingombri particolarmente elevati) e Camaro del 1966 (la più celebre delle cosiddette “pony car”). Il propulsore small-block V8, proposto nel 1955 e disponibile nel tempo e in diverse versioni con il nome LS1 e con cilindrata compresa fra 4.300 e 9.400 cc (e potenza dunque variabile da 111 a 994 cavalli), resta ancora oggi l'unità motrice più longeva della storia, anche per l'utilizzo che ne è stato fatto da varie aziende del pianeta GM: Pontiac, Oldsmobile, Buick, Hummer, Opel e Holden.
Nel 2005 la Chevrolet, che ha trovato un'inedita sede a Zurigo, ha rimpiazzato la coreana Daewoo come brand per l'Europa, ma dal 2016 è previsto un ritiro dal mercato Vecchio Continente per dare spazio alla Opel, con l'eccezione di Corvette e Camaro. Malgrado uno stallo economico nel periodo compreso fra il 2007 e il 2010, la Chevy si è oggi ripresa con il lancio di modelli più giovani e freschi e con migliorie alle linee di produzione preesistenti nonché con il lancio nel 2011 di un'auto totalmente elettrica, la Volt (Opel Ampera in Europa), che avrebbe vinto nel 2012 diversi riconoscimenti in tutte le parti del mondo.
In ambito sportivo, la Chevrolet si è concentrata sulle gare per vetture a ruote coperte, dal tradizionale impegno NASCAR negli USA (è la squadra che ha vinto più gare e più titoli costruttori nella massima serie, 35, con i modelli Monte Carlo e Impala), a gare di durata come Sebring e Le Mans con la Corvette, sino al debutto nel Campionato Mondiale Vetture Turismo del 2005 con l'acerba Lacetti, cui subentrò la Cruze dominatrice delle stagioni 2010, 2011, 2012 e 2013 con i piloti Yvan Muller (tre titoli) e Rob Huff (campione 2012).
In Italia, con il marchio della “croce dorata” attualmente arrivano in maniera ufficiale più modelli. Oltre a due vere e proprie icone dell'auto "made in the Usa", le sportive Camaro e la Corvette (che nel 2020 ha visto debuttare l'ottava edizione, con motore centrale invece che anteriore), ci sono il pick-up Silverado e la suv Tahoe, "cugina" della ancor più rifinita (e costosa) Cadillac Escalade.