Fondata nel 1948 a Tokyo da Soichiro Honda, per i primi 12 anni l'azienda si dedica a modelli a due ruote di crescenti ambizioni: dalla mera motorizzazione di massa del Giappone, in ginocchio per gli esiti della Seconda Guerra Mondiale, fino all'attacco (rapido e letale) al gotha del motociclismo rappresentato dalla produzione inglese e italiana. Le prima Honda a quattro ruote risalgono agli anni Sessanta, con il pick-up T360, appartenente alla classe delle K-car, che batte sul tempo la spiderina S500, dotata di un motore motociclistico di soli 531 cm3 ma con ben 44 CV.
L'ascesa dell'azienda nel settore automobilistico è velocissima, tanto che già nel 1964 la Honda presenta un proprio team di Formula 1: l'unico a costruire sia il motore sia il telaio, insieme alla blasonata Ferrari. La formazione è tutta nipponica, fatta salva la presenza di Ronnie Bucknum come primo pilota; è un altro statunitense, Richie Ginther, a regalare il primo successo alla casa in una gara di Campionato, aggiudicandosi il Gran Premio del Messico del 1965. La prima esperienza della Honda in Formula 1 si conclude nel 1968, ufficialmente a seguito della morte di Jo Schlesser in un incidente nel Gran Premio di Francia; dopo il ritorno come fornitore di motori nel 1983, in meno di un decennio le monoposto motorizzate Honda vincono sei mondiali costruttori e cinque titoli piloti. Dal 2006 al 2008, poi, il team Honda ottiene un successo con Jenson Button: quando i vertici Honda decretano il ritiro, il materiale viene acquisito dall'ex team manager Ross Brawn che, nel 2009 e con il team che porta il suo nome, vince sia il Mondiale piloti (con Button) sia quello dei costruttori. Ma la storia della casa nipponica nella categoria la vertice dello sport automobilistico non finisce qui: dal 2015 al 2018 fornisce i suoi motori alla McLaren, senza grandi risultati, per poi passare alla Toro Rosso e, visto il miglioramento della competitività, nel 2019 alla Red Bull. Da qui inizia una serie di successi, che culminano con la conquista del titolo mondiale del 2021 da parte di Max Verstappen. Nel 2022 la Honda ritira il suo nome, ma continua a supportare (nella produzione dei motori come nella gestione in pista) la neonata Red Bull Powertrains. La nuova struttura funziona, tanto che Verstappen riconquista il titolo nel 2022.
Tornando alla produzione di serie, sin dagli anni Ottanta la Honda ha puntato in modo deciso sul mercato statunitense, aprendo vari stabilimenti; del 1986 l'idea di differenziare il marchio per auto di lusso, con la nascita della Acura. E' di questo periodo la concezione dei motori con tecnologia V-Tec (a fasatura variabile): sofisticati aspirati con potenze unitarie nell'ordine dei 100 CV/litro senza perdere in trattabilità e affidabilità, equipaggiano la couperina CRX (1992) e la berlina Civic. Riprendono molti concetti tecnici introdotti dalla supercar NSX del 1990 e trovano la subilmazione nel 2 litri da 240 CV che equipaggia l'affascinante spider S2000, presentata nel 1998 e ideale trait d'union con la produzione attuale (l'ultima S2000 è stata venduta nel 2009). Tra i modelli che hanno segnato la storia della Honda, la già citata Civic: nata nel 1972 e giunta all'undicesima generazione, è stata la testa di ponte per il mercato statunitense a metà anni Settanta; la berlina Accord (nata nel 1976 e proposta nel 1987 con l'assale posteriore a ruote sterzanti) e la coupé Legend. Ma la Honda è anche una delle prime case a credere nelle suv e nelle crossover, anche per l'Europa. La CR-V nasce infatti nel 1995, e dal 1999 è prodotta anche per il Vecchio Continente (per molti anni nello stabilimento inglese di Swindon, inaugurato nel 1979 e chiuso nel 2021). La più compatta HR-V debutta invece nel 1998. Le nuove edizioni di entrambi questi modelli sono in vendita ancora oggi, e, come per la gran parte della gamma (composta anche dall'utilitaria Jazz e dalla Civic), sfruttano una meccanica ibrida full a benzina. Si distinguono, da questo punto di vista, la piccola Honda e (una cinque porte elettrica lunga circa quattro metri, dallo stile molto personale e che si rifà in parte alla prima Civic degli anni 70) e alla corsaiola Honda Civic Type R, una berlina sportiva spinta da un 2.0 turbo a benzina con 329 CV.