TRE MODELLI, 38.000 AUTO - A ben due anni dallo scoppio dello scandalo, autorità statunitensi e californiane hanno concesso il via libera alle modifiche proposte dal gruppo Volkswagen sul motore diesel 3.0 TDI, uno di quelli coinvolti nello scandalo Dieselgate sulle emissioni di ossido d'azoto. Ricordiamo che il gruppo tedesco aveva inserito in determinati motori un software che artificiosamente riduceva i livelli di NOx durante i test. La notizia è stata anticipata dalla Reuters e interessa alcuni modelli di suv, perché le autorità devono ancora esprimersi su modifiche analoghe per le berline e famigliari con il 3.0 TDI: saranno coinvolte nella campagna di richiamo le Audi Q7 prodotte fra il 2013 e il 2015 e le Porsche Cayenne e Volkswagen Touareg fabbricate fra il 2013 e il 2016, per un totale di 38.000 auto. I tecnici della Volkswagen aggiorneranno il software di controllo motore sulle auto più moderne e faranno interventi anche di natura meccanica su quelle più anziane, in maniera da riportarle entro i limiti di inquinamento previsti dalla legge.
CLIENTI RIMBORSATI - La Volkswagen può dirsi soddisfatta dal parere delle commissioni tecniche interpellate: modificare le 38.000 suv avrà costi sensibilmente inferiori rispetto ai termini dell’accordo raggiunto lo scorso maggio, quando un giudice distrettuale obbligò la Volkswagen a riacquistare le auto dotate del 3.0 TDI irregolare se non fosse stato possibile metterlo in regola. Le automobili negli Stati Uniti con il 3.0 TDI non in regola sono circa 80.000, stando alla Reuters. I loro proprietari riceveranno comunque un indennizzo economico, valutato fra 8.500 and 17.000 dollari, che rientra negli accordi fra il costruttore, le autorità ed i rappresentati dei clienti per mettere fine alla vicenda del Dieselgate, costata alla Volkswagen oltre 25 miliardi di dollari negli Stati Uniti. In Europa, invece, non sono previste compensazioni di questo tipo: le auto non in regola vengono “solo” riparate e il gruppo tedesco fino ad ora non ha subito sanzioni.