DAVVERO ESAGERATA - Sono 717 i cavalli erogati dal suo 6.2 V8 Hellcat a camere di combustione emisferiche (Hemi, appunto) corroborato da un compressore volumetrico: se si considera che l'aspetto della Dodge Challenger SRT Hellcat è di quelli che difficilmente si dimenticano - in pratica, una muscle car degli anni Settanta trasposta ai giorni nostri - l'effetto finale è di quelli che non possono lasciare indifferenti. Inutile dire se possa piacere o meno: di sicuro, fa voltare al suo passaggio. Ed è quello che i progettisti volevano.
MECCANICA USA - Di lei si sa molto, ma qualche particolare va evidenziato per sottolineare come la Dodge non possa essere altro che “made in USA”. Architettura (8 cilindri a V di 90°) e generosa cilindrata (6,2 litri) sono elementi essenziali; il compressore volumetrico, pur con mille distinguo, è più popolare oltreoceano che da noi perché la risposta è meno brutale di un turbo, e soprattutto, il collegamento con l'albero motore ne annulla l'inerzia. A proposito di albero motore, è in acciaio forgiato e poggia su supporti di banco rinforzati: può sopportare una pressione massima in fase di combustione pari a 110 bar - secondo la Dodge, è come se su ogni pistone, ogni due giri di albero motore, si appoggiasse l'equivalente di cinque berline. Il regime di rotazione cui è stato testato? Fino a 13.000 giri. Più consono a una moto sportiva che a un'auto, specie rammentando i regimi cui ruotavano i V8 per antonomasia, quelli ad aste e bilancieri. Le stesse teste sono in alluminio, rinforzato per sopportare stress termici (e, per i cultori dell'estetica, sono verniciate in arancio).
CHIAVI MAGICHE - Le chiavi della Dodge Challenger SRT Hellcat sono due, una nera e una rossa. La soluzione è sicuramente d'effetto, e - all'atto pratico - si traduce in due diverse mappature della centralina: potenza limitata e potenza piena. Il concetto è molto simile a quello di alcune moto che prevedono una “full power” e una “rain” per le condizioni di scarsa aderenza; in questo caso è il dialogo del transponder contenuto nella chiave a selezionare la mappatura. Particolare è anche il cosiddetto Valet Mode (la modalità del parcheggiatore se vogliamo tradurre). In essa il regime di rotazione è limitato a 4.000 giri, viene esclusa la prima marcia e la cambiata della trasmissione automatica a 8 rapporti è anticipata; la trasmissione equipara la modalità manuale alla “drive”; controllo di trazione, sterzo e sospensioni ricevono le tarature più “soft”; il controllo elettronico di stabilità non è disattivabile. In questo caso, la belva si trasforma in gattino: per tornare alle origini, basta azzeccare un PIN di quattro cifre preimpostato.
CAMBIA IL DNA - Da ultimo il Drive Mode della Dodge Challenger SRT Hellcat: è l'elettronica a controllare, intervenendo sui servomeccanismi preposti, la velocità di cambiata nel caso sia presente l'automatico (è disponibile anche un cambio manuale derivato da quello della Viper), l'intervento e la reattività della servoassistenza, i paddle al volante della trasmissione automatica, il controllo di trazione, la taratura delle sospensioni e, ovviamente, l'erogazione della potenza e della coppia. Tre sono le modalità preimpostate: Normale, Sport e Pista; una modalità è libera, configurabile dal guidatore più smaliziato. Che difficilmente resisterà alla voglia di scaricare 717 CV per terra, tra una coreografica “virgola” nera e l'altra.