MESSAGGIO CHIARO, CHIARISSIMO - Altro che ganasce fiscali, nelle Filippine il presidente Rodrigo Roa Duterte va molto più in là: le auto oggetto di vicende fiscali, le demolisce. E alla maniera delle condanne a morte del Medio Evo la demolizione viene effettuata pubblicamente, nello spirito del motto maoista “punirne uno per educarne cento…”. Dopo che nel febbraio scorso c’era stata la demolizione a mezzo ruspa di una trentina di vetture alto di gamma, l’altro giorno nella provincia di Cagayan, è stata la volta di un’altra sessantina di macchine, tra cui anche supercar come una Lamborghini Aventador.
TASSAZIONE FORTISSIMA - Oggetto di queste mattanze di belle auto sono vetture che sono state importate nel paese senza pagare tutte le tasse previste dalla locale normativa fiscale. In pratica queste vetture sono state importate di contrabbando. Infatti nelle Filippine l’import di auto comporta il pagamento di una tariffa doganale pari al 40% del valore del veicolo; quindi c’è da pagare l’Iva, pari al 10%, e infine c’è la Ad Valorem Tax, che varia dal 15% al 100% a seconda della cilindrata.
FUNZIONARI CORROTTI - L’azione dimostrativa voluta dal presidente Duterte rientra nella vasta azione anticorruzione portata avanti dal governo del presidente. Il riferimento è alla corruzione perché spesso chi vuole comprare un’auto di lusso, ovviamente di importazione, cerca di trovare qualche funzionario doganale accondiscendente affinché la pratica si svolga tralasciando i doveri verso il fisco. Dunque, oltre a punire i corrotti scoperti, con la demolizione delle auto “contrabbandate” Duterte lancia un pesante e convincente ammonimento a chi pensa di risolvere il problema dei balzelli corrompendo i funzionari preposti all’esazione.