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La Fisker si prepara al ritorno

20 maggio 2014

La super berlina Fisker Karma sembrava partita alla grande, invece poi l'azienda è fallita. A febbraio, il salvataggio dei cinesi e ora i nuovi programmi.

La Fisker si prepara al ritorno
LA ZAMPATA DEL DRAGONE - Le ceneri della Fisker sono state trasferite dalla California alla Cina: il marchio è ora proprietà della Wanxiang Qianchao, colosso orientale nella fabbricazione di componenti per automobili e barche. Lo scorso febbraio si è perfezionata l'acquisizione dal tribunale fallimentare e gli economisti guardano con attenzione alle mosse di Lu Guanqui, l'amministratore dell'azienda Cinese e uno degli uomini più ricchi del paese. Il colosso industriale cinese ha messo sul piatto quasi 150 milioni di dollari (110 milioni di euro), una somma relativamente contenuta per il controllo di una casa automobilistica con un marchio già abbastanza noto. 
 
 
LA PRODUZIONE NEGLI USA - Lu Guanqui, che ha comprato per 260 milioni di dollari anche il produttore di batterie A123 il cui fallimento è stato una delle cause principali di quello della Fisker, sembra intenzionato a rimettere in piedi la produzione della Fisker negli Stati Uniti, per entrare in competizione con la Tesla. Prima dello stop, la Fisker Karma veniva costruita presso la Valmet in Finladia. “Metterò ogni centesimo di utile della Wanxiang per spingere la produzione di auto elettriche, investendo tanto denaro quanto necessario per portare l'impresa al successo, anche a costo di mettere in pericolo i conti della Wanxiang” ha detto all'agenzia Bloomberg il magnate cinese, dimostrando una dedizione fuori dal comune.
 
 
LA KARMA TORNA - La produzione dovrebbe ripartire con la super lussuosa Fisker Karma (nelle foto, costava circa 100 mila euro) che però non è una elettrica pura, ma si tratta di una “range extender”: l'auto ha la trazione elettrica, ma quando le batterie si esauriscono vengono caricate da un motore a benzina che fa da generatore. Questa differenza tecnica può essere un limite o una carta vincente. Da una parte la concorrente Tesla Model S è una vera elettrica, però ha limitazioni di autonomia e tempi di ricarica di cui tenere conto. I numeri del mercato americano e, soprattutto, di quello cinese diranno chi ha giocato la carta migliore.
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Ritratto di onavli§46
20 maggio 2014 - 13:45
della Wanxiang Qianchao (bellissimo nome-----ma come cavolo si anagraficano questi mandarini!!), ma anche e perchè, quando una azienda come la Fisker, entrata al galoppo nel mercato automotive elettrico, finisce a "carte e quarantotto", non può certo più avere credibilità commerciale. E' come quando una trattoria chiude e riapre con la scritta -nuova gestione-. I cinesi, continuano imperterriti la loro politica economica e commerciale, comprando ogni cosa, in quanto investono capitali economici, che però, prima o poi in "deflagrazione" economica certamente finirà.
Ritratto di Fr4ncesco
20 maggio 2014 - 14:30
2
Molto bene, meglio in mani cinesi che chiudere definitivamente. Inoltre adesso può contare su di un solido gruppo alle spalle che potrà garantire affidabilità, dal punto di vista economico, alla casa. Con l'augurio che questi cinesi riescano bene come i connazionali con la Volvo.
Ritratto di Merigo
20 maggio 2014 - 15:42
1
Nel firmamento tutt'altro che ristretto dei produttori di auto, ogni tanto ritorna il nome Valmet, Azienda finlandese che deve essere molto brava se ha prodotto sino ad ora questa Fisker ma soprattutto produce la Mercedes Classe A, con un contratto per produrne ben 100.000 tra il 2013 ed il 2016 nel suo impianto sito nell'impronunciabile località di Uusikaupunki (http://www.valmet-automotive.com/automotive/bulletin.nsf/pbic/20140519023). Scrivo questo riflettendo su come con tutte le competenze che hanno (meglio dire avevano) da offrire Bertone, Pininfarina, Coriasco, Maggiora, ecc., e con tutti gli impianti pronti a produrre a disposizione, nessuno ma proprio nessuno gli abbia più dato commesse, tanto da fargli abbassare la serranda (resiste Pininfarina ma solo come designer), e di come nessuno abbia mai accettato di farsi produrre una qualche auto da FIAT in Italia (ad eccezione della Joint Venture FIAT-PSA Sevel Sud per i LCV), e preferiscano andare in Finlandia, splendido Paese ma non propriamente dietro l'angolo (per arrivarci dalla Germania ci sono mal contati 1.500 km di Mar Baltico), con basso costo del lavoro e con un tessuto industriale metalmeccanico né tanto meno specializzato nell'automotive; ma dove evidentemente la stabilità e serietà politica, la serietà sindacale, e la serietà nel senso totale del termine da parte di tutti, sono vincenti.
Ritratto di SuperMaserati
20 maggio 2014 - 17:51
è un'ottima macchina sia dal punto di vista ecologico che di prestazioni ma purtroppo la maggior parte dei ricconi non è ambientalista e predilige le ferrari