VOCI DAL PALAZZO - Secondo le autorevoli indiscrezioni del quotidiano parigino Le Monde, il governo francese potrebbe modificare la recente normativa sulle emissioni delle automobili, riconoscendo alle vetture diesel dell’ultima generazione (quelle omologate in base agli standard Euro 6d-Temp) la stessa classificazione delle auto a benzina più moderne. Un cambiamento non da poco, visto che attualmente anche auto diesel più evolute sono penalizzate. La cosa non è ancora certa, anzitutto perché dell’esistenza di questa possibilità ha informato soltanto la stampa (raccogliendo indiscrezioni interne al ministero dell’Economia) e poi perché nello stesso governo c’è chi non è d’accordo, per la precisione i responsabili dell’ecologia.
IL SISTEMA FRANCESE - Per comprendere la questione va detto che in Francia le automobili sono sottoposte a regolamentazioni differenti a seconda della loro classificazione in base agli aspetti ambientali. Le auto più vecchie non hanno alcun contrassegno, mentre quelle più recenti ne hanno uno che riporta il livello di ecocompatibilità del veicolo. Le auto ibride e quelle a benzina omologate Euro 5 ed Euro 6 hanno il contrassegno “Crit’Air 1”, mentre quelle diesel anch’esse Euro 5 ed Euro 6 sono a un livello inferiore, con il bollo “Crit’Air 2”. Ciò comporta notevoli differenze: per esempio, nelle città più importanti l’accesso al centro urbano è condizionato al possesso appunto del contrassegno “Crit’Air 1”. Di fronte a questa realtà e alle sue conseguenze, all’interno del governo c’è chi vuole dare il bollo “Crit’Air 1” anche alle auto a gasolio più recenti, quelle omologate Euro 6 Temp, per lo meno. Per la precisione, per il quotidiano Le Monde, a sostenere questa novità è il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire.
PROBLEMI DI LAVORO - Da parte dei commentatori si sottolinea che a spingere il ministro dell’Economia a considerare la modifica della normativa sono stati i dati di mercato più recenti, che evidenziano un forte calo delle vendite delle auto diesel (a gennaio il 38% del mercato rispetto il 55% del 2016, quando fu introdotto il sistema dei bollini “Crit’Air”). Questa tendenza infatti sta generando forti contraccolpi occupazionali nel tessuto industriale delle aziende impegnate nella produzione di componenti per motori diesel. Secondo gli ambienti economici a essere toccati sono circa 38 mila dipendenti.