TAVOLA ROTONDA - Mercoledì 2 agosto è in programma a Berlino (Germania) una riunione fra i rappresentati delle principali case automobilistiche tedesche e alcuni esponenti del Governo, che dovranno lavorare a una difficile mediazione fra le esigenze dell’industria, le richieste degli automobilisti e la tutela dell’ambiente. L’incontro arriva dopo settimane ricche di incertezze per alcuni costruttori tedeschi, finiti nell’occhio del ciclone in seguito ai problemi riscontrati da alcuni motori a gasolio nel rispettare le emissioni inquinanti: il caso più noto è quello che ha coinvolto la Volkswagen, il Dieselgate (ancora lontano dalla conclusione), ma nelle ultime settimane prima Mercedes e poi Audi e Porsche hanno annunciato di voler aggiornare motori diesel prima che intervengano le autorità competenti. La vicenda ha assunto una notevole eco mediatica, perché la Germania andrà al voto fra meno di 2 mesi (il 24 settembre) e le posizioni del Governo devono essere molto equilibrate per non generare conseguenze negative in vista delle elezioni.
SI PARLA DELLA CLASS ACTION - Gli attriti fra le case automobilistiche, i clienti e la politica hanno origini lontane, da quando cioè la giustizia statunitense ha punito in maniera severissima la Volkswagen per le sue responsabilità nel Dieselgate, costringendola a spendere decine di miliardi di dollari per riacquistare le vetture non in regola o offrire generose compensazioni economiche alle persone coinvolte. In Europa e in Germania non è successo nulla del genere, nonostante le auto richiamate fossero molte di più: circa 500.000 negli Stati Uniti e circa 8,5 milioni nel Vecchio Continente. In Germania però la legge non consente alle persone di organizzarsi in class action, le azioni collettive molto diffuse negli Usa che aumentano il potere contrattuale dei singoli davanti a un giudice, nonostante la proposta di legge sia stata avanzata anni fa dal partito alleato della cancelliera Angela Merkel. Il tema è tornato d’attualità domenica 30 luglio, secondo l’edizione online del Financial Times, quando il segretario del partito CSU (altro alleato di Merkel) ha detto che bisogna considerare la possibilità di lavorare ad una legge sulle class action.
QUALE FUTURO PER IL DIESEL? - Da un lato c’è la questione politica legata alla class action, molto temuta dalle case automobilistiche in quanto potrebbe costringerle ad investire grosse somme di denaro per rimborsare i clienti delusi. Dall’altro lato c’è il tema più strettamente connesso al futuro dei motori diesel, con emissioni superiori a quelli a benzina, che si traducono in maggiori costi di sviluppo e in minori possibilità di guadagno: le future normative saranno ancor più restrittive nei confronti dei motori diesel, che dovranno abbinarsi a sofisticati sistemi per l’abbattimento dei gas allo scarico e il contenimento delle sostanze nocive. Il tema è reso ancor più complicato dalle pulsioni ambientaliste di numerose amministrazioni, che vogliono limitare o proibire la circolazione alle auto diesel nei centri città. I costruttori hanno fatto grandi investimenti sui diesel attuali, quindi forti limitazioni a questo genere di carburante potrebbero genere una drastica flessione delle vendite e portare così a numerosi licenziamenti e forti problemi ai bilanci delle aziende.