LE AUTO A GAS PARLANO ITALIANO - Secondo il Consorzio Ecogas (che rappresenta il mondo del gas per autotrazione) “nel mondo, l’80 per cento degli impianti a gas per le auto parla italiano, e la produzione avviene in fabbriche italiane”. Tant’è che nel nostro Paese sono 3000 i dipendenti (diretti o dell’indotto) nel settore del gas per veicoli, a cui si aggiungono gli addetti delle oltre 6000 officine specializzate nell’installazione degli impianti. Di conseguenza, il mancato rinnovo degli incentivi creerà non soltanto danni all’ambiente, ma avrà anche pesanti risvolti sul piano economico e sociale.
Salvo ripensamenti, al momento gli ecobonus per l’acquisto di auto a gas restano congelati (il ministro dello Sviluppo Economico Scajola ha annunciato che nel 2010 non saranno riproposti, al pari degli incentivi alla rottamazione, vedi qui), e i fondi per la trasformazione di auto già circolanti sono in esaurimento. Il Consorzio Ecogas e la Federmetano, quindi, si appellano al Governo affinché torni sui suoi passi e rinnovi gli incentivi.
IL METANO SMETTERÀ DI CRESCERE? - Il presidente della Federmetano, Dante Natali, ha anche inviato una lettera a Scajola, ricordando come la recente spinta tutta italiana al metano (+50% rispetto al 2008, arrivando a rappresentare il 6% delle vetture immatricolate) potrebbe venire vanificata dal non rinnovo degli incentivi. Infatti, se in Italia la rete distributiva è arrivata a toccare 750 impianti, lo si deve in buona parte agli incentivi, che, riducendo il prezzo delle auto a metano e aumentandone la diffusione, hanno creato la necessità di realizzare nuovi distributori.
CONCESSIONARIE IN DIFFICOLTÀ - In assenza di ecobonus o di generosi sconti delle Case sarà più difficile convincere gli automobilisti a spendere da 1.500 a oltre 3.000 euro in più per avere l’impianto a Gpl o a metano sulla propria auto. E il rischio è che anche i concessionari si ritrovino con i piazzali invasi da vetture bifuel invendute, ordinate quando il mercato “tirava” (e i tempi di consegna erano “biblici”).
DANNI ALL’AMBIENTE - Senza dimenticare che nel 2009 il metano ha contribuito a far scendere la CO2 media emessa dalle automobili di nuova immatricolazione, passata da 145 a 137,2 g/km. E va considerato che il metano bruciato non produce né benzene né quelle polveri sottili (PM10) che, aleggiando nell’aria, rappresentano la “grave malattia” delle nostre grandi città.