Seong Nam Kim (foto qui sopra) è il presidente di Hyundai Motor Company Italy dal novembre 2011. Nato 47 anni fa a Seul, dopo la laurea in economia entra nel gruppo coreano per il quale segue, tra l’altro, il lancio di Elantra, Accent e Sonata in Nordamerica. È un profondo conoscitore del nostro paese, dove ha già vissuto dal 1999 al 2003 in qualità di responsabile dei mercati del Sud Europa. Rientrato al quartier generale di Seul, torna poi in Italia nel 2007 per seguire la nascita della filiale italiana della Hyundai (novembre 2008: prima le vetture coreane erano distribuite da un importatore privato), nella quale ha ricoperto da subito le funzioni di direttore generale vendite. Seong Nam Kim ha quindi vissuto in prima persona l’evoluzione del mercato italiano negli ultimi anni, i su e giù delle vendite, l’epoca degli incentivi e la crisi di oggi.

Hyundai i10.
D. Gli italiani acquistano sempre meno automobili: troppe tasse, scarsa capacità di spesa… Qual è la sua opinione?
R. Il 2012 si è chiuso con un calo del 20% delle vendite, sostanzialmente confermatosi nei risultati di gennaio. Una crisi drammatica, non c’è dubbio, dovuta anche alle ragioni che ha indicato lei. Ma aggravata dall’atteggiamento di chi, pur potendo acquistare una nuova automobile preferisce non farlo, rimandando l’acquisto. Questa prudenza è figlia dell’incertezza, ma a mio modo di vedere non appare giustificata dalle reali condizioni economiche del paese. Se confrontata con quella di altre nazioni, come la Spagna, la situazione italiana non è altrettanto negativa: l’Italia ha un tessuto industriale di prim’ordine, non è solo lusso e turismo. Sono fiducioso che, in presenza di una ripresa della congiuntura economica generale, il mercato dell’automobile in Italia sia in grado di rispondere con prontezza, sempre che i consumatori mettano da parte questa loro prudenza, che si ricrei un clima di fiducia e che cessi la continua crescita dei balzelli che gravano sull’auto. Peraltro, vivendo in Italia da anni, presumo che molto dipenderà anche dalle prossime elezioni.

Hyundai i20.
D. Può essere utile un ritorno agli incentivi?
R. Negli anni scorsi la politica degli aiuti statali ha dato grossi risultati in Italia, e per certi versi nuovi incentivi, magari ridotti nell’ammontare ma strutturali, ovvero almeno triennali, potrebbero anche avere un senso - considerata l’attuale situazione che mette in discussione la stessa sopravvivenza di alcuni operatori. Ero già in Italia e non dimentico certo come i passati incentivi abbiano gonfiato artificiosamente il mercato, col solo risultato di far anticipare un acquisto e, come accennavo prima, di aggravare la crisi seguita a quella lunga fase di crescita.
Hyundai ix20.
D. Quali sono, secondo lei, le reali dimensioni del mercato italiano dell’automobile?
R. Negli anni d’oro in questo paese si vendevano 2,3 milioni di automobili l’anno, con punte superiori ai 2,4 milioni. Il 2012 si è chiuso intorno a 1,4 milioni: il saldo pone problemi seri ai produttori, agli importatori, alle reti di vendita. E nel 2013 le cose non si prospettano tanto diverse, anzi! Credo, però, che questi numeri non corrispondano alla realtà economica e sociale di un paese come l’Italia che, in condizioni normali potrebbe tornare ad avvicinare i due milioni di esemplari, specie se si affermeranno nuovi sistemi d’utilizzo dell’auto – privata o aziendale che sia. Molto dipenderà dal sistema bancario, che io definisco “conservatore” perché poco restio ad aprire le porte del credito a chi vuole acquistare una vettura. Ma, ripeto, talvolta non ci si rende conto che, almeno ad oggi, in Italia le cose paiono effettivamente meno complicate che altrove, e una volta riscoperta le fiducia nelle vostre capacità, che sono davvero tanto apprezzate a livello globale, tornerete a vedere il sereno.

Hyundai i30.
D. Nel frattempo, però, la situazione è difficile. Anche se alcuni, ed è il vostro caso, sembrano reagire meglio di altri.
R. Abbiamo archiviato un 2012 sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente in termini di esemplari venduti (43.465 auto), mentre gli altri arretravano mediamente di quasi il 20%. Una tendenza, quella del nostro consolidamento in Italia, che si conferma anche nelle prime settimane del 2013. E che è il risultato di un lavoro su più livelli, avviato anni fa: la ix35 è stata il nostro vero punto di svolta. In questi quattro anni la filiale italiana ha investito tantissimo per far conoscere sempre più il nostro brand agli appassionati e non - e continuerà a farlo! Ma soprattutto si è spesa nell’affermare un equilibrio di gamma: vendiamo bene un po’ tutto, non puntiamo su un singolo modello. Naturalmente, la Hyundai punta sul continuo rinnovamento dei prodotti (anche con le serie speciali “Sound edition” e GPL per i10 e i20) e sullo sviluppo della rete di vendita. E si sta focalizzando nel rafforzamento della “customer care”. Come ha detto il nostro Vice Chairman, Eisun Chung, “Puntiamo a diventare il brand più amato dagli appassionati”, e quindi siamo concentrati sulla soddisfazione del cliente. Per riuscirci lavoriamo costantemente nel migliorare la qualità delle nostre auto ma, soprattutto, dei nostri processi e dell’esperienza d’acquisto Hyundai. Ma anche i nostri concorrenti lo fanno, per cui dovremo continuare a crescere più di loro.

Hyundai ix35.
D. Qual è il punto di forza delle vostre auto?
R. Una volta era il prezzo; poi ci si è accorti che oltre ad essere poste in vendita a prezzi competitivi, le nostre auto avevano un equipaggiamento completo, più ricco delle concorrenti. Quindi si è cominciato a porre l’accento sul miglioramento generale del design, essenziale per un paese come l’Italia, e del prodotto complessivo - che oggi parla da sé e va inevitabilmente valutato nel suo insieme, ovvero considerando lo stile, la qualità, le prestazioni, la sicurezza e, naturalmente, i servizi post-vendita. A questo proposito, ricordo che siamo gli unici a proporre ai clienti la “Tripla 5” a chilometraggio illimitato: cinque anni di garanzia, cinque di assistenza stradale e altrettanti di controlli gratuiti.
Hyundai i40.
D. Attualmente, una suv ogni dieci vendute in Italia porta il marchio Hyundai…
R. Sì, abbiamo cominciato a gettare le basi della nostra presenza nel settore tanti anni fa, con la prima serie della Santa Fe e poi con la Tucson, il nostro modello più piccolo e tradizionale, di cui il crossover urbano ix35 è in un certo senso l’allievo che supera il maestro. L’evoluzione tecnica e stilistica delle nostre automobili è sotto gli occhi di tutti. Il successo è stato tale da costringerci ad aprire nel luglio 2011 una nuova ala dello stabilimento di Nosovice, nella Repubblica Ceca. Quando diciamo che le nostre sono auto progettate per il cliente europeo e prodotte in Europa, non è uno slogan. È la verità, e l’apprezzamento dei clienti europei per ix35, ix20 (di cui l’Italia è il primo mercato europeo) e per la “famiglia i30” lo conferma.
Hyundai SantaFe.
D. Come risponde a coloro i quali, come il Ministro francese dello Sviluppo economico Arnaud Montebourg e Sergio Marchionne, criticano il trattato che dal 2011 regola gli scambi commerciali tra Europa e Corea perché “pesantemente sbilanciato a favore del paese asiatico”?
R. Intanto ricordo come l’auto sia solo uno dei settori regolati da questi trattati, e la Corea esprime oggi una leadership soprattutto in altri campi, dalla telefonia ai cantieri navali, eccetera. Peraltro, grazie ai nostri stabilimenti nella Repubblica Ceca e in Turchia (dove produciamo la i20), anche la Hyundai dal 2012 è membro dell’ACEA, l’Associazione Costruttori Europei, presieduta proprio da Sergio Marchionne; e il 75% delle vetture che vendiamo in Italia ed Europa è “made in Europe”. Se aggiungiamo le i10 ancora costruite in India giungiamo alla conclusione che soltanto il 7% delle nostre auto destinate al mercato europeo è esportata dalla Corea, quota che in Italia si riduce al 4%. E questo perché siamo un costruttore globale, impegnato in tutti i mercati del mondo. Basta leggere le statistiche: forse ci si riferiva ad altri costruttori americani o francesi che producono in Corea e vendono in Europa... Mettere in discussione i trattati commerciali quando le cose non vanno per il verso sperato non mi sembra la soluzione giusta.