OTTIMA ACCOGLIENZA - Farà un certo effetto non sentire più il motore sei cilindri “ruggire” nel cofano della Jaguar E-Type, ma il costruttore inglese crede che vi sia un pubblico di appassionati disposto ad acquistare l’auto pur dotata di un motore a zero emissioni. È per questo motivo che ha deciso di trasformare la E-Type in elettrica, un progetto all’apparenza molto coraggioso fondato però sull’ottima accoglienza ricevuta l’anno scorso dal prototipo E-Type Zero, che ha spinto la casa inglese a confermare la produzione dell’auto. Alla Monterey Car Week è stato mostrato quindi il primo esemplare dell’auto, ma le consegne sono attese dal 2020.
ACCELERAZIONE MIGLIORE - La conversione è opera della Jaguar Classic, il reparto dedicato alle auto storiche, che trasforma in elettriche auto acquistate direttamente e poi rimesse a nuovo oppure già di proprietà dei clienti. In entrambi i casi l’intervento è reversibile: ciò significa che è possibile reinstallare il motore termico. I tecnici della Jaguar del resto non hanno lasciato nulla al caso, perché le batterie da 40 kWh si trovano esattamente al posto del sei cilindri e il motore elettrico (di cui non si conosce la potenza) prende il posto del cambio manuale, quindi la Jaguar E-Type elettrica non dev’essere modificata a livello di telaio, sospensioni e freni. La casa inglese sostiene inoltre che la guidabilità rimane inalterata, visto che le batterie pesano grossomodo quanto il motore termico, ma l’elettrica è più veloce in accelerazione.
STILE SENZA TEMPO - La casa dichiara per la Jaguar E-Type elettrica tempi di ricarica nell’ordine delle 6/7 ore e un’autonomia massima di circa 275 chilometri. La sportiva rimane quasi del tutto uguale a quella “convenzionale”, a eccezione di particolari moderni come il cruscotto digitale, lo schermo a sfioramento del sistema multimediale (optional) ed i fari a led. La E-type è per la Jaguar un modello icona, rimasto in produzione dal 1961 al 1975, complice uno stile senza tempo passato alla storia: ha linee morbide, archi passaruota avvolgenti e l’inconfondibile tetto a goccia. A spingerla è un motore sei cilindri in linea 3.8 da 265 CV, sostituito nel 1964 da un più generoso 4.2 (sempre da 265 CV).