CELEBRANO IL LANCIO - L’Italia è la culla delle auto sportive, con i nomi di Ferrari, Maserati, Lamborghini e Alfa Romeo a spiccare per la storia lunga e gloriosa (tante le vittorie conquistate sui campi di gara). Ma anche l’Inghilterra vanta una grande tradizione al proposito. Lo dimostra la Jaguar, che proprio in questi giorni celebra i sessant’anni dal lancio del suo modello più iconico: la Jaguar E-Type. E lo fa in maniera molto speciale: Jaguar Classic, il reparto della casa che si occupa dei restauri e della produzione dei ricambi per i modelli d’epoca, sta rimettendo a nuovo sei coupé e sei roadster, che saranno vendute in coppia e che riprendono nello stile le due auto viste in anteprima nel marzo del 1961 al Salone di Ginevra.
AMATA IN TUTTO IL MONDO - La Jaguar E-Type è conosciuta (e ammirata) in tutto il mondo, Italia inclusa: al lancio, Enzo Ferrari la definì “l’auto più bella mai costruita” e le sorelle Giussani ne fecero guidare una tutta nera al personaggio principale dei loro racconti: Diabolik. La ricetta alla base della E-Type era unica: costava meno della metà delle rivali costruite in modo artigianale, era la GT di serie più veloce in assoluto (oltre 240 km/h di punta) e aveva linee che rappresentavano un balzo nel futuro, erano funzionali e al contempo costituivano una gioia per gli occhi. Frutto dell’abilità del designer e ingegnere aeronautico Malcolm Sayer, che aveva trasferito in un’auto le competenze acquisite in precedenza progettando aerei, la E-Type ha forme morbide e slanciate, con l’eleganza data dall’assenza di orpelli e un cofano lunghissimo che regala subito l’impressione di potenza e dinamismo. Ma non è solo l’esterno ad appagare la vista: lo è anche l’abitacolo, dalla sobria eleganza sportiva, e lo è persino il motore: il monumentale sei cilindri in linea, con i coperchi delle valvole lucidati, i tre carburatori da un lato e i grandi collettori di scarico dall’altro.
COVENTRY-GINEVRA: AL MASSIMO! - Al lancio, questa sportiva fece sensazione. Ma il successo arrivò solo al termine di una lotta frenetica contro il tempo per garantirne la presenza al Salone di Ginevra. L’esemplare dimostrativo, una coupé realizzata a mano, venne completato davvero all’ultimo. Scartata la bisarca, troppo lenta, viaggiò su strada da Coventry a Ginevra guidata da Bob Berry; il responsabile della comunicazione (ed ex-pilota) mise alla frusta tutti i 265 cavalli e riuscì ad arrivare, il 15 marzo, con soli venti minuti di anticipo rispetto all’ora stabilita per la presentazione ai giornalisti. Ad accoglierlo con malcelato sollievo trovò il fondatore della casa inglese, William Lyons: “Pensavo che non saresti mai arrivato qui”, furono le sue parole. Quel giorno tutto filò liscio, ma giunsero così tante richieste di poter provare la Jaguar E-Type che Lyons decise di far arrivare anche una versione con il tetto in tela, dando vita a un’altra piccola leggenda: telefonò a Coventry e disse di trovare “ovunque fosse” Norman Dewis, il capo collaudatore, e di fargli “mollare tutto” quello che stava facendo, per portare in Svizzera la roadster il prima possibile. Dewis partì di notte, arrivando il mattino successivo realizzando 110 km/h di media: se sembrano pochi, si tenga conto che all’epoca non c’erano autostrade (e neanche i limiti di oggi). Alla chiusura del Salone, comunque, la Jaguar aveva già un portafoglio di oltre 500 ordini (e nel corso degli anni produsse 72.000 E-Type).
ADATTE AI GIORNI NOSTRI - A quei giorni frenetici destinati a restare nella storia della marca si rifanno le dodici Jaguar E-Type 60 Edition di Jaguar Classic, che prendono il nome dalle targhe delle vetture di allora: le sei coupé “9600 HP” e le sei roadster “77 RW” sono verniciate rispettivamente nei colori grigio “flat out” (“a tutto gas”) e verde scuro British Racing Green “drop everything” (“molla tutto”). Pur nel sostanziale rispetto delle caratteristiche originarie, le 60 Edition hanno dettagli che le rendono uniche: il logo E-Type 60 ripetuto in alcune parti (come il cofano e il tappo del serbatoio), la copertura del tunnel in acciaio inox intagliata (in oltre 100 ore di lavoro) dall’artista Johnny Dowell “King Nerd” per ricordare il percorso compiuto da Berry e Dewis e il pulsante del clacson con inserti in oro a 24 carati. Ci sono poi una serie di modifiche invisibili, ma che rendono le 60 Edition più adatte ai giorni nostri. Si tratta di un radiatore in alluminio con ventola elettrica per evitare surriscaldamenti anche dopo ore di coda, dell’accensione elettronica per garantire partenze rapide anche a bassa temperatura, di un impianto di scarico in acciaio inox per evitarne l’ossidazione anche dopo molti anni e di un cambio a cinque marce con tutti gli innesti sincronizzati e i rapporti ravvicinati (al posto del quattro marce con prima priva di sincronizzatore). Ultima chicca: il navigatore con Bluetooth di Jaguar Classic, che nasconde la tecnologia di oggi dietro il look di una radio anni 60.
ANCHE LA F-TYPE IN VERSIONE CELEBRATIVA - La casa inglese sta organizzando un evento al quale parteciperanno le Jaguar E-Type 60 Edition: guidate dai proprietari e dai loro ospiti, nell’estate del 2022 ripeteranno il percorso Coventry-Ginevra. Ma non dovranno certo completarlo a tempo di record, come Berry e Dewis nel 1961, quanto piuttosto godersi la traversata della Francia. Inoltre, la Jaguar sta realizzando una serie limitata a sessanta esemplari dell’erede della E-Type: la F-Type Heritage 60 Edition, con verniciatura in verde Sherwood, interni in pelle beige e dettagli di finitura specifici. La base di partenza è la versione R, con un V8 5.0 sovralimentato da 575 CV e la trazione integrale, per uno “0-100” in 3,7 secondi e 300 km/h di punta. Disponibili sia le coupé sia le Convertible a tetto apribile.