DA DETROIT ALL’INTERO PAESE - Da quasi due settimane il settore dell’auto negli Stati Uniti è in subbuglio. La causa è uno sciopero della United Auto Workers (UAW), il sindacato che raccoglie i lavoratori nel settore automobilistico negli Stati Uniti, contro le “Big Threes” di Detroit: Ford, General Motors e Stellantis. Si tratta di un’astensione al lavoro senza precedenti per gli USA, partita da tre stabilimenti (uno per ciascuna azienda) ma che ormai si è espansa a macchia d’olio in tutto il Paese, interessando una quarantina di centri di distribuzione di ricambi gestiti da GM e Stellantis. Per ora la Ford è stata meno interessata, perché sarebbe l’unica ad aver continuato il dialogo con la UAW, ma i rappresentanti lamentano troppa lentezza anche da parte dell’ovale blu. E oggi Shawn Fain, leader del sindacato, promette un nuovo allargamento dello sciopero.
PIÙ SOLDI IN BUSTA PAGA - Lo sciopero arriva in un periodo molto florido per il settore automobilistico a stelle e strisce, frutto anche del Inflaction Reduction Act. Gli incentivi previsti per l’acquisto di nuove auto voluto dal governo statunitense hanno infatti dato uno slancio al mercato. Da qui uno degli slogan del sindacato: “Profitti record significano contratti record”. Tra le richieste che il sindacato fa alle multinazionali di Detroit c’è un aumento della busta paga del 36%, il collegamento tra i salari e l’inflazione, il consolidamento dell’assistenza sanitaria, piani pensionistici aziendali anziché individuali e una settimana lavorativa da 32 ore. Le tre aziende hanno presentato ai leader del sindacato le loro controproposte ma finora le parti in causa non sono giunte a una soluzione soddisfacente per tutti.
LE ELEZIONI SULLO SFONDO - Nel frattempo è scesa in campo anche la politica, pronta a cavalcare l’onda in vista delle elezioni presidenziali che ci saranno nel 2024. Martedì 26 settembre Joe Biden è diventato il primo presidente degli Stati Uniti a unirsi agli scioperanti in un picchetto. “Vi meritate un aumento significativo”, ha detto Biden ai manifestanti. E sulle case automobilistiche ha chiosato: “Fanno profitti enormi e devono dividere gli utili con i lavoratori”. Il suo probabile avversario, l’ex presidente repubblicano Donald Trump, ha definito la visita al picchetto una “fotografia da quattro soldi”. Trump, visitando uno stabilimento non sindacalizzato in Michigan, ha ribadito che la transizione verso le auto elettriche “finirà per favorire la Cina” e “ammazzerà migliaia di posti di lavoro”.