“GRIGLIA” ELETTRICA CON ENEL - Il futuro della mobilità può e deve essere a basso impatto ambientale. Ne è convinta
Nissan che in occasione della Conferenza sul Clima di Parigi ha svelato alcuni dei suoi progetti per ridurre le emissioni di CO2 generate dal settore trasporti. Il primo riguarda l'accordo stretto con
Enel per lo sviluppo della tecnologia
Vehicle to Grid (V2G) che consente di sfruttare le vetture elettriche come fonti di energia mobile. In altre parole, i proprietari di auto elettriche potranno utilizzare le batterie per accumulare energia nelle fasce orarie nel quale le tariffe sono basse e la produzione energetica alta, in particolare quella proveniente dalla fonti rinnovabili. Uno stoccaggio che potrà essere sfruttato per viaggiare a basso costo o per rivendere la “corrente” durante le ore nel quale le tariffe sono elevate, quindi con un guadagno netto tra acquisto e cessione dell'elettricità.
UNA “SCORTA” DI CORRENTE - In vantaggi dell'intesa con Enel vanno oltre rispetto ai benefici economici promessi ai possessori di auto elettriche. La possibilità di “conservare” l'energia prodotta in eccesso da pannelli fotovoltaici o da centrali eoliche durante le giornate di sole intenso o di forte vento consentono di sfruttare al meglio la corrente generata dalle fonti rinnovabili evitando di fare ricorso ai più inquinanti metodi di produzione da fonte fossile. Altro vantaggio è la maggiore stabilità del sistema elettrico grazie alla “scorta” di corrente accumulata utilizzabile durante i picchi di domanda elettrica.
LA CENTRALE “VIRTUALE” - La sperimentazione del sistema Vehicle to Grid partirà da alcuni dei paesi europei più evoluti nella mobilità elettrica, a cominciare da Danimarca e Germania per poi estendersi ai Paesi Bassi. L'obiettivo è verificare l'efficacia dei sistemi per poterli potenziare in futuro e arrivare a una mobilità amica dell'ambiente. Secondo i responsabili Nissan, le potenzialità del progetto sono enormi. Se, ad esempio, in un futuro tutti i 38 milioni di veicoli francesi fossero elettrici o ibridi sarebbe possibile creare una centrale elettrica “virtuale” di 380 GW, tre volte la capacità di generazione di energia di tutta la Francia.
LA SECONDA VITA DELLE BATTERIE - Finalità molto simili arrivano dall'accordo siglato con Eaton, multinazionale del settore energetico. In questo caso le
batterie delle auto elettriche sarebbero sfruttate non sulla vettura, ma quando sono rimosse dall'auto perché non più efficienti per fornire adeguate prestazioni. Appositamente ripristinate e collegate in rete, gli accumulatori obsoleti per la mobilità possono avere una “seconda vita” per la creazione di centrali di stoccaggio fornendo gli stessi vantaggi descritti in precedenza. Benefici al quale si aggiungono la riduzione dei costi, economici e ambientali, per lo smaltimento delle batterie e il calo della domanda di materie prime necessarie per la produzione degli accumulatori. Un piano simile a quello avviato da BMW, Bosch e Vattenfall (
qui per saperne di più) che inizierà con la realizzazione di un modulo con batterie rimosse dalle Leaf collegato a un pannello fotovoltaico, prototipo che poi Nissan intende replicare estendendo il progetto a livello mondiale.
LE STAZIONI DEL FUTURO - Ancora avvolto nel mistero il terzo progetto annunciato durante le giornate sul clima di Parigi. Si tratta della visione di Nissan delle future stazioni di servizio realizzata in collaborazione con lo studio di architettura Foster and Partners, noto per i piani urbanistici sostenibili come Masdar City di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, o l'Apple Campus in California. Per il momento si sa soltanto che sarà svelato nel marzo 2016 e che è pensato per una migliore gestione delle auto a guida autonoma, dei futuri modelli dotati di maggiore connettività e della prevista diffusione dei veicoli elettrici. Di fatto, l'idea sembra quella di creare nuove stazioni capaci di analizzare i flussi di spostamento dei mezzi a batterie e indirizzare agli automobilisti elettrici agli erogatori più idonei per fornire un rifornimento rapido. Distributori che diverrebbero pure dei nuovi poli di servizi e di integrazione con le realtà locali grazie alla comunicazione social e alla connessione con internet.