DUE IMPORTANTI NOVITÀ - Risarcimento in forma specifica: è questo il punto più importante del decreto Destinazione Italia, concepito dal governo Letta, in vigore da fine 2013. Si tratta, in concreto, di una norma concepita per incentivare l’automobilista che subisce un incidente a far riparare la macchina dal carrozziere convenzionato con la compagnia, invece che dall’artigiano di propria fiducia: ma è, sostanzialmente, un obbligo, perché l’assicurato, se si rivolge un carrozziere “indipendente”, dovrà sborsare di tasca propria l’eventuale differenza tra quanto previsto dall’assicurazione come risarcimento del danno e quanto richiesto nel conto del meccanico. E non si tratta di un’eventualità remota, dal momento che le assicurazioni impongono ai carrozzieri fiduciari tariffe molto basse per la manodopera. Un secondo punto fondamentale del decreto riguarda l’abolizione della cessione del credito al carrozziere: l’automobilista, cioè, riceve l’indennizzo di persona, e non può più delegare il riparatore a riscuoterlo in suo luogo. In cambio di queste cose, l’assicurato ha diritto a (piccoli) sconti.
RIUNITI PER DIRE “NO” - Il decreto va nella direzione delle richieste a suo tempo avanzate dall’Ania (l’associazione delle assicurazioni). Ma ha scatenato l’ira dei 17.000 carrozzieri “indipendenti”, che a questo punto vedono il proprio futuro a rischio. Così, a Bologna, l’11 gennaio, è stata indetta la Giornata di mobilitazione contro il decreto Destinazione Italia: alla quale hanno aderito l’Associazione familiari vittime della strada, il Sindacato italiano specialisti in medicina legale e delle assicurazioni (Sismla), l’Assoutenti, il Comitato unitario patrocinatori stragiudiziali Italiani (Cupsit), la commissione Rc dell’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua), l’Unione avvocati responsabilità civile e assicurativa (Unarca), la Federcarrozzieri e lo Sportello dei diritti. “Quelle annunciate dal governo sono solo le ultime tra le iniziative volte a colpire le vittime della strada e a danneggiare le imprese artigiane di riparazione e i consumatori, a tutto vantaggio di un oligopolio di compagnie che, negli ultimi 10 anni, si è consolidato con il consenso dell’Ivass, che vigila sulle assicurazioni, e dell’Antitrust, che vigila sul libero mercato, le cui posizioni sono appiattite sul programma dell’Ania”, hanno denunciato.
FRONTE LESIONI FISICHE - Altra novità: in caso d’incidente, il decreto stabilisce che, per le lesioni di lieve entità, l’infortunato “è risarcito solo a seguito di riscontro medico legale da cui risulti strumentalmente accertata l’esistenza della lesione”. Una norma precedente, firmata dal governo Monti, affiancava a “strumentalmente” un secondo avverbio: “visivamente”. “Ci ha pensato l’esecutivo Letta a fare piazza pulita”, dice ad alvolante.it Stefano Mannacio, presidente del Cupsit. “Sarà sempre più difficile farsi risarcire il colpo di frusta, i danni psichici, lo stress post traumatico, ferite non riscontrabili via Tac o radiografie”.
RECORD NEGATIVO - Intanto, però, l’Italia resta il paese con le Rca più care d’Europa: lo ha appena ammesso la stessa Ania. Da noi, una polizza nel periodo 2008-2012 è costata in media 231 euro in più che nei quattro maggiori paesi europei: Francia, Spagna, Germania e Regno Unito: 491 euro in totale, tasse comprese, contro 278 (+43%). "È una situazione insopportabile per il consumatore'': così il presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzzella.