DOPO OGNI STRAGE… - È così dal 2010: dopo un sinistro mortale causato da un guidatore ubriaco o drogato, oppure da un pirata della strada, o ancora da chi infrange in modo particolarmente grave il codice della strada, le istituzioni tornano a parlare di omicidio stradale. Un nuovo tipo di reato, non molto diverso dall’omicidio volontario, che andrebbe a punire in modo molto più severo i responsabili di simili incidenti. Oggi la storia si ripete: sul tema, sembra tornare a farsi strada l’idea di un nuovo disegno di legge (o di un decreto, se i tempi in parlamento dovessero essere lunghi, ma si disse così anche nel 2010). La bozza, messa a punto dalla commissione Giustizia, prevede la reclusione da 5 a 12 anni per chi causa la morte di una persona guidando in stato di ebbrezza (oltre 0,8 grammi/litro di alcol), o dopo avere assunto sostanze stupefacenti. Se sobrio, il colpevole rischia invece da 4 a 8 anni se causa un incidente mortale procedendo a una velocità doppia rispetto al limite. E, in caso di omicidio stradale multiplo, la pena triplica per un massimo di 18 anni. Pene severe anche a coloro che causano lesioni permanenti: da 6 mesi a 2 anni, se non sobri o, comunque, lucidi al momento del fatto. Nell’ipotesi di lesioni gravissime, la pena potrà essere aumentata da un terzo fino alla metà.
DOVE NASCE IL PROBLEMA - Oggi, invece, è previsto solo l’omicidio colposo (per imprudenza, imperizia) aggravato, con pene molto più basse rispetto a quelle dell’eventuale omicidio stradale: reclusione da 2 a 7 anni. Se la violazione riguarda alcol o droga, la pena sale da tre a 10 anni. L'arresto del responsabile è, però, facoltativo. E comunque, spesso il condannato fruisce di attenuanti e sconti di pena. Così che la forza deterrente della norma va a farsi benedire.