SEMPRE PIÙ DIFFICILE - Pare proprio che la realtà voglia dimostrare ogni giorno quanto sia complesso il mondo globalizzato, dove tutto si intreccia con tutto e le previsioni sono ardue, molto ardue. Tanto che spesso anche le cose che paiono molto positive si rivelano foriere di notevoli problemi. L’ultimo esempio viene dal mondo del petrolio. Quando il barile del greggio era attorno a 100 euro, tutti indicavano appunto l’oro nero come uno dei maggiori responsabili delle difficoltà dell’economia. Sono però bastate poche settimane di valori molto più bassi (ora il barile vale 50 dollari contro i 110 del giugno 2013) per far sorgere nel mondo problemi complessi che oltre a creare difficoltà in aree locali circoscritte.
RUSSIA E USA - Testimonianza di questa realtà si hanno in Russia e Stati Uniti. Nella prima la repentina diminuzione del petrolio ha messo in forte difficoltà le casse pubbliche da cui dipende il reddito di grande parte dei russi. Tra le altre cose la crisi sta colpendo duramente l’industria automobilistica che paga pesantemente la svalutazione del rublo. La conseguenza forse più vistosa è la sospensione delle vendite da parte di alcuni costruttori: ciò perché ogni vendita costituisce una perdita.
PETROLIERI IN DIFFICOLTÀ - Altra vicenda significativa è quella delle società che forniscono i servizi tecnici alle società petrolifere per le ricerche di nuovi giacimenti. Mentre l’abbassamento del prezzo del petrolio veniva salutato come un’occasione per ridurre i costi di produzione, le aziende delle trivellazioni sono state costrette a decidere tagli di personale rilevanti. Ad essere interessate sono le principali aziende del settore: Shlumberger ha lasciato a casa novemila persone; la Backer Hughes ha anticipato che licenzierà sette mila addetti e decisioni analoghe prevede di prendere la Halliburton.