Philippe Varin nuovo presidente dell’ACEA

Credo non esista associazione più inutile dell'ACEA. Qualunque ragionamento che ACEA debba fare digerire ai suoi interlocutori, diventa infatti immediatamente di spessore politico ed è quindi improponibile. Mi riferisco alle richieste di incentivi fiscali per gli acquirenti di automobili ma, soprattutto, l'affrontare la crisi chiudendo stabilimenti equamente suddivisi a livello comunitario. La dimostrazione è che dopo Sergio Marchionne, che proprio sul secondo punto si scontrò con Bruxelles ottenendo un nulla di fatto, viene ora eletto Varin, in procinto di dedicarsi al giardino di casa e che, quindi, tra pochi mesi si devono trovare un altro Presidente.

l'ad VW, avrà sicuramente festeggiato con birra a walchirie, l'uscita di scena del big-boss itali-svizzero-canadese "Sergheiv" dall'uscita dal ponte di comando (per modo di dire) dall'Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA.) da sempre personaggio mal sopportato dal fedmaresciallo tedesco. Non che S.M. avesse fatto molto in tale "istituto di beneficenza per costruttori auto", la quale Associazione, ha dovuto senza mezzi termini, sottostare comunque all'ok del consiglio dei ministri EU per le trattative di libero scambio commerciale con i giapponesi e forse anche con i cinesi, diminuendo un possibile forse aumento di produttività per l'Europa dei prodotti nostrani. S.M. aveva comunque, con quel Suo carattere scorbuceo e molto da padrone delle ferriere, ostacolato il Gruppo VW negli States, quando senza mezzi termini, fece la mossa di Chrysler sul mercato statunitense, che elargiva 1000$, a chi con una VW da sostituire, acquistava appunto una Chrysler. Tornando ad ACEA, il nuovo Presidente Varin, di carattere assai mite e sicuramente di non incisive e significative azioni, andrà sicuramente più che bene alle case forti, per passare anche, un po' di ferie pagate in attesa di altri lidi (molto pochi per la verità) cui svernare i suoi compensi, alle spese delle case costruttrici europee. Dunque, ACEA, un simbolo negli ingranaggi del potere industriale automobilistico, per giustificare le azioni delle case costruttrici che contano, ma che proprio non serve alla compattezza del mercato.