OTTO MESI TERRIBILI - È Scampia (un quartiere di Napoli) il teatro del più recente episodio di pirateria stradale: un automobilista ha investito una bimba di quattro anni, morta sul colpo, e poi s’è dato alla fuga. Solo a luglio e agosto, l’Asaps (Amici della Polstrada) ha contato 175 casi di incidenti gravi, con gli automobilisti che non hanno prestato soccorso alla vittima, dileguandosi a tutta velocità. Il bilancio, drammatico, parla di 26 morti e 207 feriti. E i numeri dei primi otto mesi del 2011 sono agghiaccianti: 522 atti di pirateria stradale, con 81 decessi (di cui 41 pedoni e 12 ciclisti) e 625 feriti.
ALCOL, CHE PIAGA - Le statistiche dicono che alcol e la droga sono la causa del 21,7% degli episodi. Dati parziali, che tengono conto solo degli automobilisti fermati poco dopo l’incidente: è stato possibile rilevare la presenza di sostanze psicotrope. Invece, per i pirati acciuffati solo a distanza di ore o di giorni, è impossibile sapere se, al momento del sinistro, il guidatore fosse in stato d’ebbrezza: si stima che la percentuale potrebbe schizzare addirittura dal 21,7 al 50%. Fra le altre cause che hanno indotto alla fuga il pirata, nell’8% dei casi, l’assenza di una polizza Rca.
OMICIDIO - Intanto, per arginare il fenomeno della pirateria stradale e degli incidenti dovuti ad alcol e droghe, il Governo è intenzionato a introdurre il reato di omicidio stradale (leggi qui per saperne di più). Riguarderà i sinistri mortali provocati da guidatori con tasso alcolemico superiore a 0,8 grammi/litro sotto l’effetto di stupefacenti (fermo restando il limite di mezzo grammo di alcol, che scende a zero per i neopatentati). Oggi, infatti, il codice penale prevede il reato di omicidio colposo (dovuto a imperizia, negligenza o imprudenza), con una pena teorica da tre a 10 anni (anche se di rado scatta la reclusione); con il reato di omicidio stradale, la pena andrà da otto a 18 anni, con arresto immediato del guidatore.