UNA PROVA ANDATA MALE - Fa discutere l’iniziativa di Uber, l’app californiana che il 30 marzo, giornata di sciopero di tram, bus e metro, ha offerto una corsa gratis a chi si fosse presentato con un biglietto o un abbonamento dei mezzi pubblici (vedi news
qui). In realtà, a qualcuno le cose non sono andate per il verso giusto: come racconta una giornalista della redazione romana del Corriere.it. Al di là dell’attesa prolungata della vettura, per di più grigia e non nera (“Si è scolorita”, si è giustificato il driver…), alla fine sulla carta di credito della “tester” sono stati addebitati ben 12 euro. Perché, così le spiega Uber in una mail, la cliente non ha rispettato le procedure. Morale? Ha pagato più che se avesse scelto un taxi.
LA PAROLA A SINDACATI E GARANTE - Intanto, l’Unione sindacale di base accusa Uber di “aver innescato una guerra tra poveri nel servizio taxi. Un volgare sabotaggio, già visto in precedenza ai danni dei lavoratori autoferrotranvieri della città di Genova, che pone gli operatori di Uber in comportamenti palesemente antisindacali”. Sulla questione è intervenuto anche Roberto Alesse, presidente dell’Autorità scioperi in un’intervista a “Italia Sotto Inchiesta” (RadioUno): “Uber è un servizio privato che, allo stato attuale, non è soggetto ad alcuna disciplina, neanche a livello comunitario. È arrivato il momento di riflettere su questa vicenda: chi entra nel mercato non può operare in assenza di regole chiare”.