UN DANESE IN CALIFORNIA - L’Aston Martin V8 Vantage, la BMW Z8 e la Tesla Roadster sono tre delle vetture più affascinanti degli ultimi anni, e hanno una cosa in comune: le ha disegnate Henrik Fisker (nella foto sopra). Non si può quindi dire che le soddisfazioni professionali siano mancate allo stilista danese, che compirà 48 anni tra pochi giorni. Malgrado ciò, nel 2007 Fisker prese il coraggio a piene mani e decise di imbarcarsi in una nuova avventura: insieme al collega e amico di lunga data Bernhard Köhler fondò in California, a Los Angeles, una nuova casa automobilistica, con l’intenzione di produrre vetture ecologiche di lusso. Adesso il modello di esordio della Fisker è pronto: si tratta della Karma (nelle foto sotto), una grossa e affascinante berlina ibrida con batterie ricaricabili da una presa di corrente, della quale sono appena iniziate le consegne negli Stati Uniti (il primo esemplare è andato a Leonardo Di Caprio). Ma la casa statunitense vuole trovare spazio anche in Europa, e nel corso della presentazione alla stampa della Karma avvenuta a Milano
(leggi qui primo contatto) abbiamo colto l’occasione per fare una lunga chiacchierata con Henrik Fisker, che ha dimostrato di avere le idee chiare e pochi problemi a raccontare le cose come stanno.
Da dove nasce l’idea di diventare costruttore? Di case automobilistiche non ce ne sono già abbastanza?
In senso generale posso dirmi d’accordo, ma la nostra idea era di fare vetture diverse da tutte le altre. Nel 2007, soprattutto in California, dove un paio d'anni prima Bernhard e io avevamo fondato la Fisker Coachbuild (una carrozzeria che realizzava esemplari speciali su base BMW) il tema ecologico era assai sentito. Le auto ibride erano già diffuse, e quelle elettriche erano in arrivo; in generale si trattava di modelli tecnologicamente avanzati, sviluppati con intelligenza, ecologici. Ma anche privi di attrattiva, nella linea come al volante; vetture che, ad appassionati come siamo noi, trasmettevano le stesse emozioni di un elettrodomestico. Allora ci siamo resi conto che nessuno aveva ancora pensato di creare una vettura bella e affascinante, che desse il piacere della guida e del possesso, e che al contempo rappresentasse il massimo nel rispetto dell’ambiente. Da lì è partita la nostra sfida, e oggi che la Karma è realtà possiamo dire che abbiamo raggiunto l’obiettivo. La nostra berlina rispetta il concetto di “lusso responsabile”: la soddisfazione non deriva solo dal fatto di possedere di un bell’oggetto, ma anche dalla consapevolezza che si tutela l’ambiente, e dall’approvazione degli altri. Non è facile farsi ben volere quando si gira in città con una maxi-suv ingombrante e inquinante, mentre con una vettura elettrica silenziosa e che non emette sostanze nocive si manda il messaggio (che poi è anche la realtà) di rispetto, per gli altri e per il pianeta sul quale viviamo.
La Karma è una grossa berlina da oltre 100.000 euro. Arriveranno anche modelli più abbordabili?
Certo, ma innanzitutto amplieremo la “famiglia” Karma. Nel 2012, sulla stessa struttura (completamente in alluminio) prevediamo di mettere in produzione una cabriolet, e l’anno successivo arriverà un ulteriore tipo di carrozzeria (una wagon, ndr). Nel frattempo, stiamo sviluppando il progetto Nina: una serie di modelli dalle dimensioni di poco superiori a quelle di una BMW Serie 3 (460-470 centimetri di lunghezza, invece dei cinque metri della Karma) che contiamo di vendere a prezzi attorno ai 50.000 euro. Il primo è una berlina che esordirà nel 2013; l’ho disegnata io, come la Karma, cercando di renderla originale, grintosa, futuribile. Emozionante, in una parola. Da questa “base”, poi, vorremmo ricavare anche una suv. Infine, per il 2015, stiamo valutando se introdurre un modello di dimensioni e prezzo ancora inferiori; ma è davvero troppo presto per poter dire qualcosa di più. In ogni caso, la Fisker non ha intenzione di produrre né utilitarie, né supersportive: per le une e per le altre, ci sono già fin troppi costruttor che fanno molto bene il loro lavoro. E non ci interessa entrare in competizione con loro.
La Karma ha delle batterie che le permettono di viaggiare per 60-70 chilometri come “elettrica”; poi, se non le si può ricaricare attaccandosi a una presa di corrente, si continua il viaggio con un motore a benzina. Saranno così anche le altre Fisker?
Sì. Almeno per i prossimi dieci anni, riteniamo che le vetture elettriche ad autonomia estesa come le nostre rappresenteranno il migliore compromesso tra ecologia e praticità di utilizzo. Le auto che vanno solo a corrente non sono per niente pratiche: hanno un’autonomia limitata e, una volta “finite” le batterie, occorre stare fermi un bel po’ per ricaricarle. Ammesso di trovare un posto dove farlo. Il problema principale è la carenza delle infrastrutture pubbliche, e servirà molto tempo prima che ci sia un numero e una diffusione di colonnine di ricarica tale che renda interessante l’utilizzo delle auto solo elettriche.
Gli oltre 100.000 euro necessari per l’acquisto della Karma non sono pochi. Tuttavia, considerando la categoria della vettura, l’utilizzo di tecnologie raffinate e costose (solo per le batterie si parla di una cifra vicina ai 20.000 euro) e il fatto che siete partiti da zero, il prezzo pare addirittura conveniente rispetto a quello delle concorrenti. Ma quando riuscirete a guadagnare?
Nel corso del 2012 contiamo di vendere 15.000 Karma, ma per arrivare al pareggio ce ne basteranno 5.000. Qual è il segreto? Innanzitutto, abbiamo cercato di creare una struttura molto snella. Per la Fisker lavorano circa 600 persone, e quasi la metà sono liberi professionisti. Io e Bernhard siamo i fondatori e amministriamo l’azienda, ma comunque ci “sporchiamo le mani”: le vetture le disegno io, mentre lui segue la realizzazione e lo sviluppo dei prototipi. Inoltre, ci basiamo su molti fornitori specializzati che sono in grado di realizzare parti anche importanti del veicolo, in base alle nostre richieste, e di fornircele “chiavi in mano”; così evitiamo i costi di sviluppo, che potrebbero essere enormi. Per esempio, la General Motors produce per noi il 2.0 turbo a iniezione diretta benzina (è quello della Opel GT, ndr); la finlandese Valmet, che realizza anche le scocche della Porsche Boxster, ci fornisce la struttura e la carrozzeria in lega di alluminio; e così via. C’è anche da considerare che abbiamo iniziato il nostro progetto in un periodo favorevole, e in un paese che ci ha aiutato a svilupparlo. Infatti, tra gli investitori che hanno finanziato la nascita della Fisker c’è anche il dipartimento dell’energia degli Stati Uniti: ci hanno dato 28 milioni di dollari, perché hanno visto nelle nostre vetture una risposta concreta alla loro esigenza di ridurre il consumo di petrolio e l’inquinamento. Proprio il dipartimento dell’energia ci ha spinto a mettere in cantiere la Nina, un modello destinato a una maggiore diffusione rispetto alla Karma: contiamo di produrne 100.000 all’anno. A questo punto avevamo bisogno di uno stabilimento abbastanza grande e, fortunatamente, ci siamo trovati di fronte a una notevole occasione: la General Motors stava svendendo alcuni suoi siti produttivi, e siamo riusciti ad accordarci per l’acquisto di una fabbrica del valore 400 milioni di dollari, pagandola 20. Inoltre, anche quei 20 milioni sono “rientrati”; lo stato del Delaware, dove sorge lo stabilimento, ci ha dato una sovvenzione, poiché avremmo contribuito al mantenimento dell’occupazione.
Dove venderete le vostre vetture?
Pensiamo che il 40% delle Fisker sarà commercializzato negli Usa, altrettante vetture arriveranno in Europa e il restante 20% in Cina; la rete è già strutturata, e contiamo di ampliarla, raddoppiando il numero delle concessionarie, solo quando lanceremo la Nina, nel 2013. In Europa abbiamo 45 punti vendita: cinque sono in Italia, a Milano, Bolzano, Trento, Bologna e Roma; quest’ultima sede sarà operativa a breve. Il mercato italiano dovrebbe essere il secondo in ordine di importanza dopo la Germania: abbiamo già 70 ordini per la Karma e contiamo di arrivare a 700 entro fine anno; le prime vetture stanno arrivando via nave proprio in questi giorni.