PRONTA SMENTITA - Il Ministero dei Trasporti ha smentito questa mattina le indiscrezioni a proposito di un pedaggio per la circolazione sulle strade statali gestite dall’Anas, oggi del tutto gratuite, che in questo modo avrebbe potuto rinforzare i conti e staccarsi dal controllo del Ministero dell’Economia. L’Anas è una società di proprietà dello Stato Italiano, sotto la vigilanza tecnica del Ministero dei Trasporti e avente per socio unico il Tesoro, che gestisce il 90% delle strade statali italiane ed è il secondo gestore nazionale in termini di autostrade: l’azienda controlla per esempio il Grande Raccordo Anulare di Roma o l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. La precisazione del Ministero è arrivata dopo un articolo pubblicato sull’edizione odierna del quotidiano Il Messaggero.
UNA TASSA PER IL PEDAGGIO - L’Anas avrebbe introdotto una forma di pagamento per le strade sotto la sua gestione e recuperato in questo modo i soldi necessari per fuoriuscire “dal perimetro pubblico”, secondo il contenuto dell’articolo, che ipotizza per l’Anas un futuro da azienda privata. In questo modo il Ministero darebbe “impulso al piano di privatizzazioni per dare un segnale forte all’Europa”, recita l’articolo. Il dicastero però ha smentito questa ipotesi attraverso una nota stampa, affermando che “non c’è allo studio alcuna ipotesi di bollo stradale aggiuntivo che riguardi le strade Anas”. Il pagamento, secondo le indiscrezioni raccolte da Il Messaggero, consisterebbe in una tassa di importo fisso riservata agli automobilisti che percorrono le strade gestite dall’Anas. L’obiettivo sarebbe quello di ricavare almeno 2 miliardi di euro l’anno, così da bilanciare i trasferimenti dallo Stato all’azienda (che ammontano alla stessa cifra).
COME LA VIGNETTA - Il meccanismo ipotizzato era analogo a quello utilizzato in Svizzera, dove è sufficiente acquistare la vignetta (al costo di circa 40 euro) per viaggiare liberamente su tutte le strade e le autostrade del Paese. L’eventuale "vignetta italiana” non sostituirebbe però il costo dei pedaggi sulla parte rimanente della rete autostradale, quella cioè non di competenza dell’Anas, gestita da società private titolari della concessione. I tecnici dei Ministeri avrebbero preso in considerazione una seconda possibilità, che secondo Il Messaggero è stata fin da subito accantonata: i mancati trasferimenti dallo Stato all’Anas sarebbero stati compensati attraverso una quota ricavata dalle accise sui carburanti, non sottoposti però ad alcun tipo di maggiorazione.